L'editoriale di Jacobelli

Perché a Liverpool (in Europa League) servirà un'Atalanta con lo spirito del Cagliari

Quella vista in Sardegna di certo non era la Dea che conosciamo. Se vuole uscire indenne da Anfield, dovrà tornare a essere se stessa

Perché a Liverpool (in Europa League) servirà un'Atalanta con lo spirito del Cagliari
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di Xavier Jacobelli

Se dei suoi 30 punti, il Cagliari ne ha totalizzati 16 partendo da una situazione di svantaggio, una ragione c'è. Si chiama "Spirito del Cagliari", la forza di una squadra che si batte per la salvezza con le unghie e con i denti, guidata da un allenatore capace, ancora una volta, dsi dire le cose giuste, come si confà a Claudio Ranieri : «I miei giocatori si sono sempre aiutati l'uno con l'altro, non ci sono mai state facce buie quando andavano in panchina, adesso stanno raccogliendo il frutto del lavoro in allenamento. Alleno ragazzi che si sono divisi i gol fra loro, guido la seconda formazione per numero di reti dei subentrati: vuol dire che il gruppo è sano e anche chi non gioca, sa che può essere decisivo».

Il complimento più significativo l'allenatore rossoblù l'ha ricevuto da Gasperini, il quale ha il pregio di non cercare mai alibi: «Il Cagliari è stato più bravo di noi. Ha giocato con un atteggiamento di cuore e di volontà che noi non siamo stati capaci di emulare e nel finale abbiamo preso un gol che brucia».

La beffa è stata atroce per la Dea che, però, se l'è meritata. Passata subito in vantaggio con l'undicesimo gol stagionale di Scamacca, l'Atalanta ha peccato di presunzione, illudendosi che la partita alla Domus Arena fosse una passeggiata fra petali di rosa e sottovalutando la capacità di reazione degli avversari, che non si arrendono mai. Il Cagliari ha ribaltato i bergamaschi con la forza d'animo, la generosità e la vis agonistica mostrate nell'ultimo mese. Dopo la sconfitta interna con la Lazio, i rossoblù hanno pareggiato a Udine e in casa con il Napoli, hanno vinto a Empoli e battuto la Salernitana, hanno perso solo a Monza, pareggiando con il Verona e conquistando tre punti pesantissimi con l'Atalanta. Che, invece, ne ha persi altrettanti lungo la strada verso la Champions, sempre più lastricata di buone intenzioni e di cattivi pensieri.

Alle corte: in una settimana, la Dea è passata dall'euforia per la grande vittoria di Napoli alla depressione per la sconfitta in Coppa Italia con la Fiorentina e il ko in Sardegna, la terza di quattro trasferte consecutive nel quadro di 9 partite in 29 giorni. Tuttavia, nulla è perduto: in campionato, i nerazzurri devono recuperare la gara con la Viola, giocheranno a Bergamo cinque delle ultime otto partite (recupero compreso) e il quinto posto potrebbe anche bastare per entrare in Champions League (dipenderà dal ranking finale); in Coppa Italia, la finale è ancora a portata di mano perché il 23 aprile a Bergamo, la sconfitta di misura patita al Franchi potrebbe essere ribaltata. In Europa League, giovedì, ad Anfield si giocherà il primo dei due atti con il Liverpool che ieri ha pareggiato 2-2 all'Old Trafford e condivide con l'Arsenal il primato della Premier League. Sulla carta, i Reds sono i grandi favoriti e l'Atalanta di Cagliari la grande sfavorita.

Ma quella di Cagliari di certo non era l'Atalanta che conosciamo. Se vuole uscire indenne da Liverpool, la Dea dovrà tornare a essere se stessa. A una condizione: che giochi con lo spirito del Cagliari.

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