Perché possiamo sorridere nonostante le due sconfitte

Perché possiamo sorridere nonostante le due sconfitte
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Due indizi fanno una prova ma, come sempre, i numeri vanno guardati fino in fondo per valutare al meglio ogni aspetto e non cadere in facili pensieri di “pancia”. L’Atalanta, nelle prime due partite della stagione, ha segnato solo un gol contro la Roma e il Napoli e, per quello che ha espresso in campo, è troppo poco. Vero, verissimo. Quindi come la risolviamo? Tutti, nessuno escluso, abbiamo subito pensato all’acquisto di un bomber, ma la memoria evidentemente è troppo corta visto che quel tipo di giocatore lo abbiamo avuto in rosa fino a poche settimane fa. Giovane, italiano, con oltre cinquanta gol in A alle spalle e tanta voglia di essere protagonista: si chiama Alberto Paloschi. Con la mole di gioco che la squadra riesce a costruire, in tanti parlano della necessità di un bomber vero. Eppure Gasperini l’ha avuto per un anno ma lo ha sfruttato pochissimo e tutte le fortune della squadra nerazzurra sono passate da Andrea Petagna: il classe 1995 triestino non segna da mesi, sembra in palese involuzione, ma i numeri della squadra (da record) sono ancora dalla sua parte.

 

 

Roma e Napoli: dati pazzeschi per la Dea. Tornando ai numeri di inizio stagione, contro la seconda e la terza forza del campionato scorso l’Atalanta ha tenuto in mano il pallino del gioco per almeno 150' minuti su 180'. I dati della Lega raccontano qualcosa di sbalorditivo: 26 tiri fatti contro i 12 degli avversari (che hanno segnato 4 gol), 16 a 7 quelli nello specchio della porta, 19 occasioni da gol contro 15, 52 azioni manovrate contro 55 degli avversari, 10 angoli pari, ben 9 parate del portiere avversario contro le sole 3 di Berisha. Se non stessimo parlando di due formazioni che sono in Champions League, ci sarebbe da essere seriamente preoccupati, ma qui i numeri sono chiari: l’Atalanta deve segnare di più ma gioca, crea, diverte ed esprime calcio anche contro le big del torneo. Rispetto a molte altre squadre che si affidano ad un terminale offensivo solo, la Dea ha da ormai parecchi mesi la tendenza a portare al tiro più elementi. Contro la Roma ci hanno provato Toloi, Masiello, Gosens, Kurtic, Petagna, Gomez, Cornelius e Ilicic, mentre a Napoli è stato il turno di Toloi, Masiello, Hateboer, Cristante, Ilicic, Gomez e Kurtic: fanno dieci giocatori diversi sui tredici complessivamente impiegati, portiere escluso. Considerando la caratura dell’avversario e le difficoltà oggettive di chi ha costruito squadre di livello ovviamente superiore, il risultato è da ritenersi, a nostro parere, positivo.

 

 

Correre sul mercato o cercare di migliorare chi è già in rosa? Come detto, in una situazione come questa è chiaro che l’equazione “produco tanto gioco ma segno poco e quindi ne compro uno che segna di più” sia quella più in voga. Allo stesso tempo, è opinione diffusa che in Serie A serva una punta da almeno 10 gol che giochi con il 9 sulle spalle per essere sicuri di non faticare. Però questa punta serve a tutti tranne che all’Atalanta, che con Petagna (5 gol) ha fatto 72 punti. Dunque, pensiamoci un attimo: ragionamenti su Pavoletti o altri attaccanti se ne stanno facendo e fino alla fine non è escluso nulla, ma è meglio andare su un altro giocatore oppure puntare sulla crescita di quelli in rosa? Gasperini a Napoli ha cambiato Petagna con Ilicic e per molti si è trattato di una forzatura. La verità è che con lo sloveno (più abile a tener palla e a prendere punizioni a Napoli) l’Atalanta ha comunque avuto dalla sua una buona tenuta di campo (oltre a due occasioni) e il pari del Napoli è arrivato per una giocata del singolo, non perché la squadra di casa ha schiacciato l’Atalanta in area. Gasperini conosce Pavoletti come le sue tasche ed è normale che lo voglia, ma se il giocatore non scende dai due milioni di ingaggio annui, per il prestito servono 2,5 milioni e il riscatto è fissato a 13, come facciamo con Petagna e Cornelius? Non è una scelta semplice, bisogna farla pensando anche al medio periodo ed ecco perché elementi come Lapadula e Palacio (nomi usciti nei mesi precedenti) non sembrano affatto meglio di uno come Paloschi che da Gasperini è stato allenato e bocciato. Senza appello.

 

 

Fiducia e pazienza: siamo solo all’inizio. La bontà della rosa è tutta da valutare, la maggior parte dei tifosi e degli addetti ai lavori parla di Atalanta che ha incassato 110 milioni di euro, ma non è che Percassi abbia una piscina zeppa di euro a casa e si diverta a nuotarci dentro: a fine mercato saremo più precisi, ma ad oggi (considerando nuovi arrivi e rinnovi) la società ha speso più di 45 milioni di euro per rinforzare il gruppo. E i primi risultati sono negativi per il tabellino ma assolutamente importanti per quanto si è visto in campo. È vero che l’anno scorso, di questi tempi, c’erano quattro attaccanti in rosa (Paloschi, Pinilla, Petagna e Pesic) ma è altrettanto vero che di questi solo i primi tre sono stati presi veramente in considerazione. E dove oggi c’è Ilicic prima c’era D’Alessandro, dove c’era Mounier oggi abbiamo Orsolini e in più c’è il giovane Vido. In attacco, a dirla tutta, gli uomini a disposizione sono Ilicic, Petagna, Gomez, Kurtic, Cornelius, Orsolini, Vido e all’occorrenza Cristante. Centimetri, corsa, imprevedibilità e freschezza atletica. Non è tutto a posto, serve tempo per sistemare qualcosa sulle fasce, ma una squadra che produce tanto contro Roma e Napoli al punto da farle sembrare due squadre "normali" e di pari livello non va buttata a prescindere.

 

 

Spinazzola, Gosens e il Papu. Sembra un triangolo strano e invece è qualcosa di determinante per le sorti orobiche. In attesa di vedere quando il ragazzo di Foligno tornerà con la testa a posto (certi messaggi sui social andrebbero evitati per non tirarsi addosso le ire dei tifosi…), c’è questo giovanotto tedesco che alla seconda partita ha dimostrato di saper stare in campo e non è affatto male. Tutti puntano il dito sulla propensione offensiva, ma contro Defrel e Callejon, Gosens non ha affatto sfigurato. Sulla fascia mancina il Papu risente più di tutti della mancanza di automatismi in sovrapposizione che con Spinazzola erano ormai diventati abitudine ma i numeri confermano che Gomez è stato per due volte su due partite il migliore giocatore in campo secondo la Lega. Contro Roma e Napoli, il Papu ha messo in fila 4 tiri, 3 assist, 10 cross e 8 falli subiti. Nessun gol, nessuna grandissima giocata ma in attesa che migliori l’intesa con il nuovo compagno di reparto è chiaro come molte delle fortune della Dea in attacco passino dal suo capocannoniere.

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