Perché qualcuno fischia CR77 (ma Gasperini si fida di lui)

Perché qualcuno fischia CR77 (ma Gasperini si fida di lui)
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Allo stadio di Bergamo, durante la sfida con il Torino, è successo un episodio strano e, per certi versi, spiacevole. Nel finale di partita, all’ingresso in campo di Cristian Raimondi si sono sentiti alcuni fischi. Sono piovuti dagli spalti senza che sia successo nulla di particolare e sono parsi esagerati e un po’ ingenerosi. La situazione non è nuova. A Bergamo, in passato, ci sono stati altri giocatori per i quali una parte del pubblico ha rumoreggiato a prescindere, ultimo in ordine di tempo l'ex capitano e bandiera Gianpaolo Bellini.

 

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Perché alcuni tifosi ce l’hanno con Raimondi. Prima di approfondire, una premessa è doverosa: CR77 è uno dei giocatori più amati e rispettati, tifa Atalanta da sempre e il suo rapporto con la Curva è splendido. Però al Comunale qualcuno lo ha fischiato e, come sempre, pochi hanno fatto molto più rumore di molti. Ma perché qualcuno ha fischiato uno dei senatori del gruppo? La maggior parte contesta a Raimondi prestazioni non all’altezza, una difficoltà costante contro chi è più veloce (Muriel a Genova lo ha effettivamente messo in difficoltà, ma è successo lo stesso anche ai difensori della Roma) e qualche altra sbavatura tecnico-tattica. Eppure l’ultima mezz’ora disputata contro il Torino non è stata negativa e il cross per la mezza rovesciata di Grassi, ad esempio, porta la firma dell’esterno bergamasco. Probabilmente, dopo la serata difficile sul campo della Sampdoria (dove Raimondi ha giocato da titolare e con la fascia di capitano al braccio) i suoi detrattori hanno avuto due settimane per maturare tanta negatività e poi sfogarla dalle tribune del Comunale. «Basta Raimondi, ha dato tanto ma ora basta» hanno scritto in diversi sui social e in molti hanno letto diversi messaggi non proprio carini nei confronti di CR77 anche tra quelli passati in tv.

 

Roma-Atalanta

 

I numeri sono dalla sua parte: carta canta. Ognuno è libero di apprezzare o meno la prestazione di un giocatore, ma ci sono tanti dettagli oggettivi che spiegano, senza grandi possibilità di smentita, come Raimondi sia in realtà molto importante nel sistema di gioco e nelle scelte del tecnico atalantino Gasperini. Il gioco del mister è fatto di grande intensità e corsa, Raimondi è del 1981 e dunque tanti sono convinti che sia bollito, che non ce la faccia più, che non possa stare in Serie A. Eppure, numeri alla mano (e quelli non mentono mai), Raimondi è secondo nella classifica per i km medi percorsi dai giocatori dell’Atalanta in questo avvio di stagione. Dietro al fenomenale Kessie (11,511 km a gara di media), c’è proprio Raimondi che viaggia alla media di 10,213 km a partita. Sono loro gli unici due della rosa ad aver superato quota 10 km, i dati sono quelli ufficiali pubblicati dalla Lega Calcio. Questo dettaglio sarebbe già sufficiente per dimostrare che dopo l’infortunio al crociato subito ad Empoli due stagioni fa l’esterno di Sedrina ha recuperato alla grande e anche a 35 anni riesce ancora a farsi valere sui campi di A. E, per di più, non con un allenatore che lo conosce da tempo ma con un mister che lavora con il gruppo orobico da meno di tre mesi.

 

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Gasperini si fida di lui. In campionato, Raimondi ha collezionato finora già 3 presenze su 3 gare. Due volte è partito titolare come terzo centrale e domenica scorsa è stato il secondo cambio del tecnico nel momento in cui la squadra aveva bisogno di un elemento duttile e di gamba. Riguardate la panchina: non è entrato Spinazzola (classe 1993), non è entrato Conti (classe 1994), ma è stato scelto Raimondi. Il totale dei minuti giocati da CR77 è di 228 su 294 (il 77,5% del totale, è settimo assoluto in squadra) e analizzando le gare si nota come Gasperini lo abbia usato sia da terzo centrale che da esterno sinistro, esterno destro basso e anche alto. Le domande che nascono dall'analisi di questi dati sono le più svariate: perché Gasperini lo ha schierato titolare nell’esordio contro la Lazio? Perché dopo lo 0-3 non lo ha tolto ma lo ha spostato in diverse zone del campo? Perché a Genova lo ha piazzato su Muriel? Perché contro il Torino lo ha inserito nel momento in cui è passato da una difesa a 4 a una 5? La risposta è sempre la stessa: perché si fida di lui. Durante la settimana, tutti vengono monitorati e i report dicono che Raimondi è sempre uno dei più positivi. Da alcune settimane in rosa è arrivato anche Konko, altra pedina duttile nel gioco di Gasp, ma è chiaro come anche in futuro il tecnico di Grugliasco si fiderà di Raimondi e che lo vedremo in campo ancora tante altre volte. La stessa cosa, ad esempio, non si può dire per Migliaccio che non è mai entrato (fino a questo momento) nelle rotazioni del mister.

 

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È un grande tifoso, ci mette l’anima. Cristian Raimondi non è certamente un fuoriclasse. Ed il primo a saperlo è proprio lui. Però ci mette l’anima ogni giorno, ha dentro una voglia di Atalanta che è comune a quella di moltissimi appassionati e quando scende in campo è il primo a voler dare il massimo. Dicono che essere profeti in patria sia molto complicato, eppure lui, da quando è arrivato a Bergamo nel 2010 (era andato via senza mai esordire in prima squadra nel 2001), non ha mai smesso di lottare e di correre. Ha giocato bene, ha giocato male e anche quando ha regalato dei capolavori (i due assist a Siena per Denis o quello per Moralez contro la Roma tanto per fare degli esempi) non gli è stato riconosciuto pienamente. L’unico "difetto" di questo ragazzo cresciuto nel vivaio e a cui Favini un giorno disse «complimenti, non credevo potessi arrivare così in alto ma ce l’hai fatta», è che lo abbiamo visto andare in gol soltanto una volta. Era il 23 settembre 2012, contro il Palermo, e l’Atalanta vinse 1-0 proprio sul filo di lana. Non sappiamo se da qui a fine carriera Raimondi riuscirà a togliersi ancora qualche soddisfazione, ma per come vive la "missione atalantina" certamente non si merita i fischi.

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