Parole durissime anche sulla società

La verità del Papu sull'addio all'Atalanta: «Gasperini cercò di aggredirmi fisicamente»

L'ex capitano nerazzurro è tornato a parlare dello scontro col mister durante un'intervista a "La Nacion". «Chi più mi ha deluso è stata la proprietà», duro attacco ai Percassi

La verità del Papu sull'addio all'Atalanta: «Gasperini cercò di aggredirmi fisicamente»
Pubblicato:
Aggiornato:

di Fabio Gennari

A distanza di oltre 9 mesi da quel famoso Atalanta-Midtjylland 1-1 del 1 dicembre 2020, l'ex capitano dell'Atalanta Papu Gomez è tornato a parlare della fine del suo rapporto con la società nerazzurra. Lo ha fatto attraverso una lunga intervista al quotidiano argentino "La Nacion" in cui ha toccato molti argomenti (da Messi a Maradona passando per la Nazionale e il Siviglia), ma dicendo anche parole pesanti sui fatti che accaddero nello spogliatoio del Gewiss Stadium e nei giorni a seguire.

«Ho dovuto lasciare l'Atalanta - ha raccontato il Papu -. Mi aspettavo delle scuse dal tecnico che non sono mai arrivate. In una partita di Champions League contro una squadra danese, il Midtjylland, ho disobbedito al tecnico su un'indicazione tattica. Mancavano dieci minuti alla fine del primo tempo e mi ha chiesto di giocare a destra, mentre io giocavo molto bene a sinistra: ho detto di no. Immaginate, dopo aver risposto così, nel bel mezzo della partita, con le telecamere... era normale che si arrabbiasse. Sapevo già che all'intervallo mi avrebbe fatto fuori, ed è stato così. Ma nello spogliatoio ha esagerato, ha superato il limite e ha cercato di attaccarmi fisicamente».

Secondo la versione dell'ex numero 10, Gasperini voleva picchiarlo. «Lì ho detto basta. Si può non essere d'accordo, ma quando c'è un'aggressione fisica è intollerabile. Ho chiesto un incontro con il presidente Percassi e gli ho detto che non avevo problemi a continuare, accettando di aver sbagliato: da capitano non mi ero comportato bene, ero stato di cattivo esempio disobbedendo all'allenatore. Ma ho detto al presidente che avevo bisogno delle scuse di Gasperini. Gli ho anche detto che avevo capito che il presidente non poteva accettare che l'allenatore avesse provato ad attaccare un giocatore».

A Zingonia, però, qualcosa si ruppe definitivamente. «Il giorno dopo ci fu una riunione al campo di allenamento. Sono andato davanti a tutti e ho chiesto scusa all'allenatore e ai miei compagni di squadra per quello che era successo. E non ho ricevuto scuse dal tecnico. Allora come doveva essere inteso? Quello che avevo fatto io era sbagliato e quello che aveva fatto lui era giusto? È lì che è iniziato tutto. Dopo qualche giorno ho detto al presidente che non volevo continuare a lavorare con Gasperini all'Atalanta. Il presidente mi ha detto che non mi avrebbe lasciato andare: mi hanno separato dalla rosa e ho finito per allenarmi solo con le riserve».

Oltre che con Gasperini, il rapporto di Gomez si è chiuso anche con i Percassi e le parole del fantasista argentino verso la proprietà nerazzurra sono pesantissime. «È stato brutto perché dopo sette anni mi hanno scaricato, dopo tutto quello che ho dato al club. Si sono comportati male. Il presidente non ha avuto le palle di chiedere al tecnico di scusarsi semplicemente con me, questo ha chiuso tutto. Sono stati molto cattivi con me, mi hanno chiuso le porte del calcio italiano: non volevano darmi a nessuna delle big d'Italia perché dicevano che avrebbero rinforzato una rivale diretta. Arrivavano offerte dall'Arabia e dagli Stati Uniti e volevano mandarmi lì, essendo il miglior centrocampista della Serie A. Si sono comportati male. Grazie a Dio è arrivato il Siviglia, perché tutto ciò che volevo era continuare a competere ad alto livello per poter essere in Copa América. Quella era la mia ossessione».

Le parole di Gomez contro la società sono davvero forti. «Chi più mi ha deluso è stata la proprietà. Dopo tanti anni, dopo il rapporto di fiducia che abbiamo avuto, i miei figli sono andati a scuola con i loro figli, abbiamo condiviso tante cose. Che mi abbiano mandato via così è stata la parte che mi ha ferito di più. Si possono avere divergenze con il tecnico, direi che è quasi normale perché succede, certo che succede. Puoi combattere, come in ogni lavoro. Ma il trattamento che ho ricevuto dalla proprietà mi ha ferito molto».

Quello che è accaduto, ha concluso Gomez, ha motivazioni principalmente economiche. «I Percassi sanno che Gasperini è uno dei migliori allenatori d'Europa, il suo lavoro aggiunge valore alla rosa e fa vendere giocatori. Era un problema economico: hanno preferito continuare con lui perché sanno che fa fare un sacco di soldi al club. La gente non sa cosa sia successo, lo sto raccontando solo ora. Le persone ora sapranno la verità, se la meritano e io me la merito. Da un giorno all'altro sono sparito. I giornalisti hanno smesso di chiedere di me in Atalanta, né lo hanno chiesto ai miei ex compagni di squadra: è come se avessi smesso di esistere per l'Atalanta. Penso che l'intenzione fosse quella di dare tutta la colpa a me. Ma la verità non è questa. E la gente, forse, è arrabbiata con me perché pensa che non volevo continuare con l'Atalanta o pensa che preferivo andare a Siviglia per più soldi. Niente di tutto questo. Era ora che i tifosi sapessero la verità».

Seguici sui nostri canali