Le prime parole di Edy Reja «Il mio accordo in una notte»

Il primo giorno di Edy Reja davanti ai giornalisti nel Centro Bortolotti di Zingonia è stato tosto. Tante domande, tante risposte e lo sguardo sereno di chi è consapevole di essere arrivato in una situazione che ha qualche problema ma che non è disperata. «Ragazzi, oggi siamo salvi: la squadra non penso abbia gravi problemi di gioco e di manovra ma certamente dobbiamo darci continuità nei 90 minuti. Questo credo che sia il problema più grande, la classifica è bugiarda perché penso ci siano valori maggiori ed equiparabili a parecchie altre squadre. I punti però sono solo 23 quindi qualcosa da risolvere c’è. Lavoreremo al massimo per farlo nel più breve tempo possibile».
Contatto fulmineo, accordo nella notte. «Il contatto è arrivato da Pierpaolo Marino, ci conosciamo e ci stimiamo da tanto tempo. Mi ha chiamato Martedì, ero a Gorizia e mi ha chiesto di venire a Milano per accordarci. Sono partito, ci siamo visti con il presidente e alle 2 di notte di martedì tutto era nero su bianco». Con queste parole, il tecnico goriziano ha descritto il suo approccio con l’Atalanta e subito ci ha tenuto a puntualizzare il suo stato d’animo e quello che vuole fare.
L'onore di essere a Bergamo. «Ringrazio della fiducia, essere tenuto in considerazione da Atalanta è un grande onore. Quando passavo da queste parti non era facile, ho perso spesso. Ho trovato gruppo motivato e attento, sono qui da pochissimo ma la cosa più importante è partire subito con la sintonia giusta e devo dire che ho visto ragazzi attenti e volenterosi per venire fuor da questa situazione. Staff e dirigenti sono grandi persone e grandissimi professionisti, credo che sarà facile lavorare in questa struttura straordinaria e il mio compito è uscire dal fondo dalla classifica: sarà da fare veloce, abbiamo già la gara domenica. Spero che la scelta del presidente sia giusta, non conta il passato e conta soprattutto il domani».
«Serve l'aiuto di tutti». A quasi settant’anni, Edy Reja non ha bisogno di troppi giri di parole per dire quello che pensa. «Impegno, determinazione e serietà: ho accettato con grande entusiasmo, avevo altre opzioni ma le persone che compongono questa società meritavano grande attenzione. Ho un rapporto importante con Marino, i 5 anni a Napoli sono stati, direi, importanti. Faccio un appello anche all’ambiente: abbiamo bisogno di pubblico vicino, è successo tutto molto velocemente ma credo che ora sia molto importante che tutte le componenti stiano unite. Nei momenti come questo serve l’aiuto di tutti».
Un gentiluomo fuori, un sergente dentro. «Fuori magari lascio pensare di essere uno buono, uno morbido. La verità è che nel gruppo mi trasformo, a volte mi faccio pure trasportare troppo dalle partite. Ci tengo molto, sono subentrato tante volte ma questa situazione è un po’ diversa: i risultati sono da strappare ma credo ci sia tutto per fare bene». A molti Reja sembra uno pacato ma lui stesso conferma di essere sul pezzo. E quando gli è stato chiesto degli ultimi mesi, ha risposto molto candidamente che aveva bisogno di riposo. «Nelle ultime 10 stagioni, ho fatto 5 anni a Napoli e 4 alla Lazio. Avevo bisogno di staccare, Lotito mi aveva confermato ma ho detto stop. In questi mesi ho viaggiato, mi sono tenuto informato e poi mi sono rilassato : 80-100km in bicicletta 3 o 4 volte la settimana, quest’estate relax in barca e le pile si sono ricaricate. Appena arrivata la chiamata di Marino, mi sono messo a disposizione e ho tantissima voglia di raggiungere la salvezza: è l’obiettivo che mi hanno chiesto di ottenere».
Iprossimi giorni. Sicuramente i primi giorni saranno importanti e l’imo Reja ha il grande vantaggio di conoscere molti protagonisti. «Ho visto il presidente da poco ma capisco subito a pelle chi mi trovo davanti. Con Marino il rapporto è splendido, alcuni ragazzi come Biava, Stendardo, Scaloni e Bianchi che ho avuto a Cagliari li conosco già. Sono tutti dettagli fondamentali per lavorare velocemente, non credo di fare chissà cosa a livello fisico ma penso solo a organizzare la manovra cercando di sistemare i difetti».
4-3-3 e le prossime scelte. «Negli ultimi anni alla Lazio ho sempre giocato con il 4-3-3. Abbiamo iniziato a fare alcune prove, credo che qui ci siano gli uomini per giocare con questo modulo e voglio provarci. Certo, in questo momento abbiamo fuori 5-6 giocatori importanti e quindi dobbiamo fare di necessità virtù ma pensiamo a preparare le gare al meglio. Dal Parma? Non saprei, certo che quello che sta succedendo non è molto regolare, mi dispiace per la piazza emiliana e si dovesse gicoare troveremmo un gruppo avversario con grandissime motivazioni. Vedremo». Le prime impressioni sul modulo sono state subito confermate dal tecnico dell’Atalanta. Durante i suoi ragionamenti, prima di scappare nello spogliatoio, il discorso è caduto su alcuni singoli e le risposte sono parse eloquenti.
I nomi dell'attacco. «Denis? E’ un giocatore che ha bisogno di sentire grandissima fiducia intorno. A Napoli ha attraversato un periodo simile, io credo in lui ed è vero che lo avevo chiesto anche quando eravamo alla Lazio. In coppia con Pinilla? Vedremo, tendenzialmente penso che il 4-4-2 con esterni alti e bassi che attaccano molto sia da ponderare bene, nel 4-3-3 gioca un centravanti quindi Denis, Pinilla, Bianchi e anche Boakye saranno in competizione».
Centrocampisti e caratteristiche. Dopo il centravanti argentino, il ragionamento si è spostato sul dualismo Baselli-Cigarini e sulla posizione di Maxi Moralez. «Cigarini è un regista, Baselli una mezz’ala. Hanno caratteristiche diverse, credo che il perno basso possa farlo Cigarini mentre Baselli deve muoversi più avanti. Per quanto riguarda Maxi, l’ho sempre visto alle spalle di una punta. Adesso andrà valutato ma non è a disposizione quindi ci penserò appena tornerà tra i giocatori papabili».
Fare la partita. L’ultimo concetto espresso da Reja ha sottolineato ancora una volta il tipo di lavoro da fare. «Credo che questi giocatori abbiano bisogno di sicurezze, con qualche accorgimento proveremo a tenere fino al novantesimo lo stesso atteggiamento. Non puoi iniziare in un modo e ad un certo punto mollare pensando solo a difenderti: bisogna cercare, finchè c’è gamba, di fare la propria partita. Sempre».