Il problema sono le regole, non certo gli steward

Il problema sono le regole, non certo gli steward
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Ha fatto scalpore la lettera inviata da un padre tifoso della Juventus dopo la gara di sabato sera a Bergamo. Si raccontava come in due distinti momenti, al prefiltraggio e poi al tornello, il figlioletto con la maglia di Tevez è stato invitato a coprire i colori bianconeri per evitare chissà quali problemi. Certamente la questione fa rumore, sicuramente il fatto che la richiesta fosse fatta per un bambino rappresenta qualcosa di mediaticamente molto forte, ma l’immagine che è stata dipinta da alcuni organi di stampa è, a dir poco, incredibile. Soprattutto perché l’Atalanta non c’entra nulla.

Atalanta-Juventus non è una partita come le altre. In Curva Nord è sconsigliato presentarsi con la maglia di Tevez (è successo ad alcuni tifosi stranieri che hanno acquistato i biglietti via web e che sono poi stati sistemati nei distinti) così come nel settore ospiti è sconsigliato presentarsi con quella di Denis. Ci sono zone dello stadio che sono storicamente miste e, da sempre, il pericolo di scaramucce è dietro l’angolo. Non è giusto, non può esserlo, ma è così. A Bergamo come a Roma, a Napoli, a Torino, a Verona e in tantissimi altri stadi. Basta andarci, negli stadi, e capire cosa accade sia all’esterno che all’interno degli impianti. Se sei ospite, non è sempre facile.

Gli steward.

Oltre ai tifosi avversari e alla polizia ci sono da alcune stagioni anche gli steward. Sono uomini e donne addetti al controllo degli ingressi, al controllo dei varchi di accesso. Fanno cordone nei settori riservati agli ospiti e, per 30 euro netti a partita, sono sul posto da tre ore prima del match fino almeno a 2 ore dopo il fischio finale (fate voi il conto di quanto guadagnano) svolgendo un servizio prezioso. Rischiano di prendere due schiaffoni, qualche insulto e magari anche sputi e spintoni. Alcuni lavorano spalle al campo, dietro le panchine e nelle zone più pericolose. Sono addestrati all’accoglienza e non alla sicurezza, ma sono sempre pronti ad indirizzare un tifoso ospite in un altro settore se dovesse essere richiesto.

Prima di Atalanta – Juventus, come ogni domenica, è stato fatto un briefing informativo. E durante questo incontro, è stata segnalata la presenza di alcune centinaia tifosi che dalle Marche e dal Veneto hanno acquistato biglietti di Curva Morosini. Difficile fossero davvero tifosi atalantini, per questo è stato detto di controllare eventuali vessilli e abbigliamento bianconeri e di condurre subito nel settore ospiti i possessori di biglietti palesemente juventini. Attenzione massima, uno schieramento di personale molto numeroso con alcuni addetti arrivati direttamente da Torino per aiutare nella gestione.

L'episodio.

Può essere che qualcuno abbia captato questo segnale relativo alla Curva Sud (Morosini) e l’abbia applicato con troppo zelo anche al bambino che è arrivato in un altro settore come la Creberg? La tensione era alta con oltre 20.000 persone che dovevano accedere all’interno dell’impianto in poco tempo. Qualche scaramuccia c’è stata (pure in Tribuna Centrale, zona che normalmente si pensa frequentata da tranquilli tifosi imbellettati) e, senza entrare nel merito di chi avesse ragione o meno, è doveroso segnalare come la colpa non sia dell’Atalanta, non è del lavoro degli steward ma di chi non trova di meglio da fare che prendersi per il bavero alla partita.

Aggiungiamo un dato, molto importante per capire come in tutti gli stadi d’Italia può succedere d’imbattersi in personale che, con il solo obiettivo di fare il proprio mestiere, cerca di prendere la decisione migliore. Nello scorso campionato, a Torino, il gruppo “Chei De La Coriera” era presente nel settore ospiti. Prima della partita, il personale di servizio ha avvertito con tono perentorio: «A circa 15 minuti dal fischio finale, dovete uscire altrimenti vi teniamo dentro fino alle 3 di notte». Uno paga un regolare biglietto per assistere a 90 minuti più recupero di partita e dopo 75 deve lasciare il suo posto? Gli ultimi 15 minuti sarebbero stati rimborsati? Eppure, non risultano articoli di giornale o pagine intere di sermoni sulla questione.

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