Quello strano tipo di Ilicic che parla già da leader

In campo è un portento, le sue prestazioni stanno convincendo tutti e se solo riuscisse a segnare qualche gol in più l’Atalanta avrebbe trovato un altro trascinatore. Josip Ilicic, trequartista arrivato in estate dalla Fiorentina, non vuole però sentir parlare di meriti del singolo o di quanto è importante per la Dea. Il suo concetto di calcio è molto semplice: conta il gruppo, si lavora tutti assieme per l’obiettivo e si ottengono i risultati da squadra. Fosse convinto del contrario, dice, avrebbe giocato a tennis. Lo abbiamo incontrato a Zingonia, l’impressione può essere quella di un ragazzo introverso e poco incline alla battuta e invece, a più riprese, le sue risposte spiazzano e il sorriso fa capolino sul suo viso.
Josip, lei è stato protagonista finora di un grande inizio di stagione. Ci ha sorpreso un po' tutti.
«Sinceramente, anche io sono rimasto sorpreso di aver iniziato così bene. Il lavoro che fa il mister è molto duro, non sono abituato a lavorare così tanto e credevo di faticare di più, ma mi sento molto bene. Non ho avuto nessun tipo di problema a livello di infortuni, a Bergamo ho trovato un gruppo incredibile che lavora come mai mi era capitato, sono felice e andiamo avanti tutti insieme su questa strada».
Conosceva già Gasperini eppure i suoi metodi l'hanno spiazzata?
«Lo conoscevo ma non avevo fatto la preparazione con lui, arrivai a campionato iniziato e quindi la parte “dura” del lavoro l’ho scoperta solo quest’anno. Ripeto, non ci sono problemi perché è tutto molto utile e prezioso per poi fare delle belle partite, ma pensavo di metterci più tempo a ingranare».
Tante partite, tante occasioni ma pochi gol...
«È qualcosa che devo certamente migliorare in fretta. Ne sono consapevole, spero di continuare con le prestazioni ma devo essere più incisivo al tiro, la verità è che forse ho avuto troppe occasioni “facili” per fare gol. Giusta osservazione, devo aumentare il numero delle reti perché le possibilità ci sono».
C’è un momento, dal punto di vista personale, che ritiene più importante di queste prime partite?
«Sono sincero, i momenti più belli sono sempre quelli di squadra. Non guardo mai alle soddisfazioni personali. Se mi fossero interessato quelli avrei giocato a tennis. Il calcio è uno sport di squadra, quando abbiamo iniziato a vincere le partite il mio livello di soddisfazione è aumentato perché il gruppo ha iniziato a raccogliere risultati importanti. La crescita di tutti è l’unica via per raggiungere risultati importanti».
Gasperini ha detto che qui può diventare ancora più forte: ne è convinto anche lei?
«Ci credo anche io, se non fossi convinto di questo fin dall’inizio avrei preso in seria considerazione la possibilità di andare a giocare in Cina. Non sono più giovanissimo ma credo che questa fase della carriera sia molto importante: ho tanta voglia di spingere forte per migliorare, le motivazioni in questi casi sono decisive e io mi applico tutti i giorni nel lavoro per arrivare più in alto».
Il suo ruolo ancora non lo abbiamo capito ma sembra che si diverta un sacco.
«Il mister chiede a tutti di fare cose anche molto diverse, la verità è che a me piace molto venire a prendere palla e giocarla. Magari sbaglio anche io a farlo sempre visto che a volte non serve, ma non ho preferenze perché anche se giocassi in porta sarei a disposizione della squadra: i risultati del gruppo, il divertimento di andare in campo e giocare a calcio sono le cose più importanti. Sempre».
Le diciamo la verità: con il suo arrivo speravamo in qualche gol su punizione.
«Sulle punizioni funziona così: se metti il primo gol, poi ne arrivano in serie anche altri. Si tratta solo di sbloccarsi e poi ci divertiamo».
Cosa risponde a chi la definisce un giocatore discontinuo?
«È un concetto di cui si parla spesso ma i numeri dicono tutt’altro. Per due stagioni sono stato il capocannoniere della squadra eppure leggevo di mancanza di continuità durante la stagione. È stato scritto spesso ma secondo me non è vero. Non voglio tornare su questi discorsi, fanno parte del passato e adesso sono concentrato solo sul futuro».
Udinese e Apollon, due trasferte per una vittoria lontano da casa manca ancora. Quale volete vincere di più?
«Non scelgo una delle due, voglio vincere sempre. Siamo consapevoli che ogni gara è importante e non dobbiamo guardare al fatto di giocare a Bergamo o no. Fino alla prossima sosta pensiamo solo a vincere tutte e tre le sfide».
La sfida di Cipro sarà decisiva per il passaggio del turno?
«Ho detto subito, appena arrivato, che per passare il turno bisogna partire bene. Per la mia esperienza dico che fare tanti punti nelle prime gare del girone ti permette sempre di andare avanti, in questo modo non sei obbligato a sperare di fare risultato alla fine. Dobbiamo pensare di chiudere ogni discorso a Cipro, perché poi contro Everton e Lione sarà dura ed è meglio anticipare anche per cercare di ruotare un po’ gli uomini: giocare ogni tre giorni è pesante».
Il difetto principale di questa Atalanta è che si segna poco rispetto alle possibilità che si creano, è d'accordo?
«Possiamo e dobbiamo migliorare, abbiamo una squadra forte e troppo spesso ci troviamo in difficoltà anche in gare che meritiamo ampiamente di vincere. Bisogna essere più decisi e fare gol. Tutte quelle che abbiamo perso o pareggiato potevano finire con il bottino pieno, lo abbiamo dimostrato sul campo».
Come si trova a Bergamo?
«Benissimo, davvero. Ho vissuto anche a Palermo e a Firenze, la vita che si fa qui in Italia mi piace molto e devo confessare che ho avuto molte possibilità di andare in Inghilterra ma non ho mai avuto voglia di lasciare questo Paese anche e soprattutto per come si vive».
Cornelius come lo vedi?
«Ha bisogno di tempo. È abituato ad un calcio molto più fisico, qui si gioca palla a terra e quindi si tratta solo di abituarsi».
Ha già capito qual è la dimensione di questa squadra?
«Siamo ancora all’inizio, adesso pensiamo ad arrivare alla sosta vincendo sempre. Abbiamo davanti quaranta giorni con tantissimi impegni, non si possono fare troppi programmi. Tre giornate fa nessuno parlava di altre possibilità di tornare in Europa, adesso invece ci siamo riavvicinati. Servono tempo e tanto lavoro, solo raccogliendo il massimo partita dopo partita si possono avvicinare gli obiettivi».
Ultimamente esce sempre dal campo tra gli applausi della gente.
«È bellissimo. Mi ricordo solo un’occasione, a Palermo, in cui mi fecero un coro tutto per me e qui non mi aspettavo certo di essere subito già così apprezzato. Sono un tipo un po’ strano, in campo sono sempre concentrato ma il mio obiettivo è dare una mano a tutti e contribuire alla crescita della squadra. Il sostegno della gente è importante, le giocate sono più facili se l’ambiente è positivo».
Sta giocando spesso al posto del suo grande amico Kurtic. Lui come sta vivendo questo momento?
«Il calcio è così, non puoi mai sapere prima quali saranno le scelte del mister. Se mi avessero detto di venire a Bergamo per togliere il posto a Kurtic non sarei mai venuto. La verità è che non siamo noi decidere chi gioca o meno, c’è spazio per tutti e anche mercoledì è entrato e si è fatto trovare pronto. Ci sono tante gare e lo spazio non manca, siamo professionisti e bisogna sempre essere a disposizione».
I casoncelli le piacciono?
«Non li conosco, mai assaggiati. Ho provato solo la polenta: non è male ma si può fare meglio (ride, ndr). Scherzi a parte, sono molto attento a tavola e mangio pochissima carne rossa. Devo dire che a Bergamo ci sono pochi ristoranti rispetto a Firenze, in Toscana ogni dieci metri trovavo un posto per mangiare mentre qui è più complicato».
A quanti gol vorrebbe arrivare?
«Mi piacerebbe arrivare al titolo di capocannoniere, senza dubbio. Poi non so se ci riesco (ride, ndr). Ribadisco il concetto di prima: contano prima di tutto gli obiettivi di squadra, se raggiungiamo quelli io sono felice e le soddisfazioni personali arrivano dopo».
Ci racconta quell’assist di petto a Freuler? È la giocata più bella della stagione finora.
«Non mi conoscete ancora bene, io sono fatto così. Se mi viene in mente di fare una giocata, la faccio. Sono istintivo. Quella giocata è nata sul momento, la palla scendeva e l’ho messa per Remo nello spazio. Succedeva a Palermo e anche a Firenze, sono fiammate che cerco sempre di mettere al servizio della squadra».
Domani andate a Udine, che partita sarà?
«Gara tosta, non ricordo quante volte ho vinto su quel campo ma noi ci arriviamo bene e se riusciamo a sbagliare il meno possibile sono certo che abbiamo tutte le possibilità di vincere».
Gioca sempre, si allena forte: non è stanco?
«Mi sento bene, se il mister decide che devo giocare vado in campo, se invece decide che è meglio riposare lo faccio. Non è normale quando un giocatore dice che non sente la stanchezza, stiamo sul pezzo e diamo il massimo cercando poi di riposare dopo gli allenamenti. A casa per me è complicato perché ho una bimba di 16 mesi che non si ferma mai, di notte dorme meglio di me ma durante il giorno è molto vivace».
Si sente già un po' leader di questa Atalanta?
«In una squadra sono importanti soprattutto quelli che non giocano mai. Non puoi avere solo undici uomini. Guardate la gara con il Bologna: entra Cornelius e segna. Chi sta fuori è sempre prezioso per il gruppo. Sembrano frasi fatte ma è tremendamente vero. Io non mi sento leader e non ne parlo mai, la verità è che sono venuto con grande entusiasmo e cerco di mettermi al servizio dei compagni. Come tutti nel gruppo, questo è decisivo».