Certo, si potevano fare altri gol. Accelerando un po’, con più precisione, con maggiore foga si poteva andare ancora più in alto contro un Torino che non ha mai dato l’impressione di poter davvero tornare in partita. Però, il rovescio della medaglia svela un nuovo volto della Dea: la modalità “gestione”, tallone d’Achille della vecchia Atalanta, è parsa più solida e concreta. Non per forza sempre tutti avanti in ogni momento ma qualche fraseggio in più, qualche circolazione di palla meno proiettata all’attacco e più al mantenimento del risultato.
Probabilmente i due slot usati nel primo tempo per i cambi obbligati dagli infortuni di Zalewski e Hien hanno inciso: le sostituzioni nella ripresa di solito aiutano anche a cambiare marcia o riprenderla nel caso di calo fisico di uno dei protagonisti. A Torino Juric ne ha fatto uso solo tardi, all’87’, quando ha inserito Musah, Maldini e Lookman. Quindi, deduciamo, il mister in panchina era soddisfatto di come i suoi stavano governando la situazione.
Gestire il pallone anche abbassando i ritmi è sempre una buona cosa quando sei in vantaggio e il risultato ti mette in sicurezza, i tanti impegni impongono anche un po’ di strategia e chissà che un simile approccio alle gare non aiuti a risparmiare qualche forza in più da sfruttare nei momenti importanti della stagione. È una novità, certo, e come sempre succede serve tempo per valutarla bene.