Tanta confusione

Questione divieti di trasferta (vedi Parma il 23 novembre), situazione delicata e complessa

Se in diverse piazze ormai anche gli ultras sono tesserati, Bergamo è tra le poche tifoserie con uno zoccolo duro che non sottoscrive la Dea Card

Questione divieti di trasferta (vedi Parma il 23 novembre), situazione delicata e complessa
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di Fabio Gennari

Andare in trasferta per seguire l'Atalanta non è sempre possibile per tutti. Ci sono picchi clamorosi come a Napoli (solo due tifosi presenti perché la vendita era aperta solo ai possessori di Dea Card residenti fuori dalla Lombardia, praticamente è stato come chiuderla...), ma anche uno scenario molto chiaro. Che qui nessuno si permette di giudicare - ognuno è libero di fare le scelte che vuole -, ma che aiuta anche a capire perché chi decide per ogni trasferta se una tifoseria può o meno partecipare ha meno difficoltà a farlo.

A Bergamo, una fetta importante degli ultras della Curva Pisani è da anni contro la Dea Card, la "Tessera del Tifoso" nerazzurra. In casa, gli abbonamenti sono su voucher; per le gare esterne di Serie A ogni volta che c'è la volontà per qualsivoglia motivo (ordine pubblico ma anche, come per Parma, per altre questioni non meglio identificate) di vietare a una parte di tifoseria di andare a vedere la Dea si agisce sul possesso (o meno) della tessera di fidelizzazione.

La differenza verso le altre tifoserie è chiara. Perché i veronesi sono venuti in massa a Bergamo e hanno creato problemi con lancio di oggetti e birra? E stesso discorso per i fiorentini.

La risposta è semplice: perché sono tutti tesserati e se le forze dell'ordine volessero intervenire con dei blocchi lo farebbero a prescindere per tutta la tifoseria. Vista così, la scelta legittima di chi non sottoscrive la Dea Card (al netto di chi, anche volendo, non potrebbe farlo) finisce per essere uno strumento che permette a chi ne ha facoltà di decidere contro una parte della tifoseria. Scientemente.