Situazione complicata

Questione doping, Palomino andrà a processo il 4 novembre alle ore 14

Il difensore argentino comparirà (da remoto) per difendersi dalle accuse. Il suo possibile ritorno slitta così al 2023

Questione doping, Palomino andrà a processo il 4 novembre alle ore 14
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di Fabio Gennari

L'anticipazione è arrivata ieri dalla Gazzetta dello Sport e in giornata ci sono state conferme: la questione doping relativa alla positività di Palomino al Clostebol Metabolita sarà affrontata il prossimo venerdì 4 novembre (ore 14) in teleconferenza.

Il tucumano andrà dunque a processo, l'audizione di inizio settembre in cui il giocatore ha spiegato la posizione continuando a sostenere la sua non colpevolezza e la tesi del contatto accidentale non ha portato a una conclusione anticipata della questione, che ora arriverà davanti al Tribunale Nazionale Antidoping.

Non conoscendo i dettagli della posizione di Palomino e della strategia difensiva si possono solo fare alcune valutazioni sulla strategia. Considerando che in queste situazioni, con le controanalisi che hanno confermato la positività e quindi la sospensione da ogni attività con il gruppo, tocca al giocatore riuscire a smentire quanto contestato. Vedere come il giocatore e gli avvocati non hanno preso in considerazione il patteggiamento (che porta a uno sconto di pena ma certifica anche l'ammissione di una colpevolezza che Palomino, evidentemente, non sente di avere) fa pensare che ci siano elementi per cercare una soluzione positiva.

Con il processo a inizio novembre e la Serie A che si ferma il 13 del mese, ogni ragionamento sull'eventuale ritorno di Palomino va posticipato al 2023 e la speranza, a questo punto, è che si sappia qualcosa di quasi definitivo entro il mercato di gennaio. Vero che torneranno a disposizione Toloi e Djimsiti ma, anche in prospettiva, un'eventuale squalifica del numero 6 nerazzurro (che il 5 gennaio 2023 compirà 33 anni) potrebbe portare la società a fare valutazioni di mercato anche nel reparto arretrato. Insomma, la situazione è parecchio complicata e serve dimostrare il contatto accidentale: il rischio è che si arrivi a una prima condanna di almeno due anni.

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