Il segreto del cambio di passo dell'Atalanta firmata Gasperini

Il segreto del cambio di passo dell'Atalanta firmata Gasperini
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L’Atalanta sta diventando una piccola fortezza. I numeri nel calcio non sono sempre tutto ma qualche indicazione, soprattutto in un contesto dove l’equilibrio è di solito decisivo, è certamente interessante da analizzare. E per spiegare come sia possibile che la Dea risulti penultima in Serie A per km medi percorsi a partita (102,519, il Chievo è a 109,527) basta fare una semplicissima moltiplicazione e tutto diventa più chiaro: la squadra di Gasperini è tremendamente compatta. A Firenze le rilevazioni satellitari raccontano che il rettangolo di campo mediamente occupato dai nerazzurri misura 668,13 metri quadrati. Il calcolo è presto fatto: lunghezza media (21,05 metri) per larghezza media (31.74 metri). Un campo di calcio di solito si aggira sui 7.100 metri quadrati di superficie (105 metri di lunghezza per 68 metri) e quindi possiamo dire che Gasperini ha trovato il modo di organizzare la manovra sfruttando meno del 10% del terreno a disposizione. La svolta è tutta qui.

 

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Un bilocale a giocatore: 66,8 mq da controllare. Per capire ancora meglio di cosa si stia parlando, estremizziamo il concetto. Ognuno dei 10 giocatori di movimento si trova a coprire un’area che in media è di 66,8 metri, fosse un quadrato parliamo di 8 per 8 metri abbondanti. Capite? Per diventare incisivi e decisivi in spazi così ristretti servono grande dinamismo, capacità di giocare a uno o massimo due tocchi e nessuna particolare predisposizione al dribbling. Certo, uno come Gomez è giusto che lo provi perché è bravo e spesso riesce a superare l’ostacolo, ma gli altri devono solo pensare ad aiutarsi. In questo contesto, le incursioni in profondità alla ricerca dello spazio sono molto importanti e il ruolo di Petagna è fondamentale: se la punta gioca spalle alla porta e protegge il pallone, i compagni si possono infilare negli spazi aggredendo gli avversari alle spalle. E l’uno contro uno di Gasperini non diventa un boomerang difensivo ma una grande virtù perché a pochi metri (mai più di una decina) c’è un compagno pronto a dare una mano. Forse due. A volte anche tre.

 

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Perché Kurtic e non D’Alessandro. Nelle ultime tre partite, il mister ha scelto Kurtic e non d’Alessandro come terzo attaccante. La definizione, per la verità, è un po’ forzata visto che con lo sloveno è più un trequartista in un 3-4-1-2 che un esterno nel 3-4-3, ma ignorando i numeri è giusto sottolineare come le posizioni dei due giocatori siano decisive per il ragionamento sulla compattezza fatto prima. D’Alessandro è il classico esterno che “pesta la riga”, gioca molto largo e spesso su un binario solo: la Dea in quella zona adesso ha Conti e quindi serviva qualcuno capace di entrare nel campo quando serve fare densità e allargarsi piuttosto che inserirsi in verticale nel momento del bisogno. Kurtic è il migliore in questo lavoro e nonostante Gasperini lo sostituisca spesso (è successo 5 volte su 7 partite giocate da titolare), è l’unico giocatore con Gomez ad aver collezionato 8 presenze in 8 giornate. Questo vuol dire che l’allenatore si fida molto del numero 27 atalantino ma che, allo stesso tempo, è pronto a cambiarlo quando le esigenze della partita chiedono più corsa (Grassi), più copertura (Carmona) o più peso offensivo (D’Alessandro o una punta).

 

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Baricentro, lanci lunghi e occasioni da gol. I numeri ufficiali dicono che l’Atalanta, nelle ultime tre partite, ha tenuto il baricentro basso (contro Crotone, Napoli e Fiorentina sempre sotto i 46 metri) ma è nelle ultime due sfide che si è notato un netto cambio nel modo in cui la squadra attacca. Contro la formazione di Sarri, l’Atalanta non ha fatto nessuna azione manovrata e in 17 occasioni ha provato il lancio lungo; a Firenze sono state invece 6 le azioni manovrate e 23 i lanci lunghi. Rispetto alle prima giornate, i numeri si sono ribaltati: contro la Lazio erano state 23 le azioni manovrate e solo 4 i lanci lunghi. Nonostante questa netta inversione di tendenza, le occasioni da gol si sono mantenute (a livello numerico) su livelli che permettono alla squadra di essere spesso pericolosa: contro il Napoli e la Fiorentina, la Dea ha costruito 6 occasioni da rete a partita, appena sotto la media stagionale che si attesta a 7,25. Una nuova Atalanta, tanti motivi per essere fiduciosi anche nelle prossime gare.

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