Diario di viaggio

Traffico e ritardi: le 36 ore di Daniele e "Moio", da Manchester a Londra per la Dea

Bella avventura per gli atalantini che vivono in Inghilterra, il sogno adesso è quello di un sorteggio di Champions che permetta di tornare nel regno Unito per una gara ufficiale.

Traffico e ritardi: le 36 ore di Daniele e "Moio", da Manchester a Londra per la Dea
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di Fabio Gennari

Nel settore ospiti del London Stadium, secondo il racconto di chi c'è stato, erano presenti 130 tifosi atalantini. Quasi nessuno è arrivato da Bergamo, praticamente tutti i nerazzurri erano bergamaschi residenti in Inghilterra, ma la giornata è stata comunque molto divertente per chi come Daniele Algeri, bergamasco di Torre de' Roveri, è partito da Manchester per rivedere finalmente l'Atalanta. Insieme all'amico "Moio", a bordo di una Honda Jazz del 2006, i due tifosi nerazzurri si sono sciroppati chilometri e code ma alla fine hanno visto dal vivo di ragazzi di Gasperini.

«Sabato mattina, dopo una frettolosa colazione, inizia il viaggio verso Londra - racconta Daniele -. Il navigatore mostrava l’arrivo previsto in hotel intorno all’una, con il London Stadium a soli cinquecento metri era tutto perfetto, “tanto la partita è alle tre” ci ripetevamo fiduciosi. Considerando anche la dovuta sosta a metà strada, la nostra tabella di marcia era quasi impeccabile. Perché dico “quasi”? Purtroppo non avevamo fatto i conti con la finale di Community Shield (l’equivalente della Supercoppa Italiana per intenderci) in programma lo stesso pomeriggio a Wembley, a contendersela Leicester e Manchester City.

Per chi non mastica la geografia del Regno Unito, queste città sono rispettivamente al centro e al nord dell’Inghilterra. Ora, immaginatevi migliaia di auto di tifosi inglesi in marcia per vedesi la finale in uno stadio aperto a quasi settantamila spettatori, tutti in direzione Londra, da nord verso sud. Risultato? Un viaggio di poco meno di quattro ore si è trasformato in un esodo da sei».

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Arrivati allo stadio a partita iniziata, il fastidio per le code è passato subito in secondo piano. «Uno spettacolo davvero emozionante. Considerando le molte limitazioni ancora in vigore sui viaggi internazionali, sono rimasto sorpreso anche nel contare circa centotrenta presenti nel settore ospiti, tanti atalantini espatriati nel Regno Unito, ma ho visto anche qualche altro italiano più curioso che tifoso, un gruppetto di brasiliani, bulgari, spagnoli, molti dei quali con indosso i colori nerazzurri. Qualcuno si è fatto addirittura il viaggio da Bergamo».

A fine partite, ecco il saluto dei protagonisti. «Pessina, De Roon, Zapata e Muriel sono venuti a salutarci. Direi che la festa è iniziata proprio in quel momento, tra fotografie ed abbracci abbiamo anche intonato qualche coro per trasmettere il nostro calore alla squadra. Abbiamo perso, vero, ma poco importa, non sono queste le gare che contano ed è giusto fare più test possibili a questo punto della stagione. Ormai conosciamo Gasperini abbastanza bene da poter fidarci del suo operato, sono certo che ci faremo trovare pronti quando si inizierà a fare sul serio».

Partita a parte, l'esperienza di Daniele è stata emozionante anche per il dopo gara. «Non posso non spendere due parole sul bel gruppetto di atalantini espatriati che ha proseguito la festa nel dopo partita. Nel giro di un paio d’ore siamo passati perfetti sconosciuti a un vero e proprio gruppo di amici, tutti uniti dalla stessa passione calcistica e dalla comune esperienza di aver lasciato Bergamo per il Regno Unito. C’erano Boris di Pontida, Gabriele di San Giovanni Bianco, Giuseppe anche lui dalla provincia, chi l’avrebbe mai detto che saremmo stati così affiatati? Da un pub all’altro della capitale inglese siamo finiti a mangiarci una pizza tutti insieme per poi salutarci con la promessa di rivederci in qualche futura avventura dell’Atalanta oltre manica. La magia del calcio e dell’amore per la Dea ha colpito di nuovo».

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