Un'Atalanta in stato di grazia, poche squadre paiono essere in grado di opporsi
La finale con il Bayer, imbattuto da 49 partite, diventa sempre più intrigante. Prima, però, c'è l'altra con la Juve, per la Coppa Italia
di Xavier Jacobelli
Inarrestabile. Non esiste aggettivo più appropriato per definire lo stato di grazia dell'Atalanta, in un maggio mai vissuto prima a questi livelli, regalando show di assoluta bellezza. Neofinalista di Europa League, mercoledì finalista della Coppa Italia, la Dea ha vinto anche lo spareggio con la Roma per la Champions League, verso la quale ha spedito la Juve, nonostante il pessimo pareggio interno dei bianconeri con la Salernitana.
Aritmetica anche la qualificazione del Bologna che, però, se l'è guadagnata grazie a una stagione straordinaria, diametralmente opposta alla Juve che non faceva così male nel girone di ritorno da tredici anni a questa parte.
Come un uragano, la squadra di Gasperini si è abbattuta sulla Roma già nel primo tempo, aggredendola sin dal primo minuto, grazie all'impressionante condizione psicofisica di cui gode, nonostante fosse alla quarta partita in dieci giorni e sia attesa della quinta fra tre giorni, la finale di Coppa Italia con la Juve. Il che non ha impedito a Gasperini di schierare la stessa formazione che giovedì aveva travolto il Marsiglia, cambiando inizialmente pochissimo.
La Formula Tre (Koopmeiners-Scamacca-De Ketelaere) ha esaltato il ventitreenne belga (13 gol e 9 assist sinora), decisamente indemoniato. Due gol in centoventi secondi, un palo, veroniche e tocchi d'alta scuola, la presenza costante in ogni manovra offensiva della Dea, il cui gioco è stato la sublimazione del calcio gasperiniano. La Roma, visibilmente a corto di energie, ha cercato di resistere come ha potuto alla furia atalantina.
L'intervallo è risultato salvifico per la squadra di De Rossi, che aveva visto un altro palo salvare Svilar sulla punizione di Koopmeiners; Hateboer e Pasalic sfiorare il terzo gol prima del gong. Sino al ventesimo della ripresa, il copione non è cambiato: Lookman, de Roon e Pasalic hanno sprecato tre palle gol di fila, il dominio nerazzurro sembrava totale fino a quando Guida ha concesso il rigore, eufemisticamente definibile molto generoso, assegnato ad Abraham dopo il contrasto con de Roon.
La decisione ha scatenato le ire di Gasperini, subito ammonito; Pellegrini ha trasformato il penalty e, a quel punto, la Roma si è come risvegliata, ma era troppo tardi. Il coraggio di De Rossi ha indotto il tecnico a chiudere la partita con tre punte, affiancando Azmoun a Lukaku e Abraham, tant'è vero che la grande risposta di Carnesecchi alla conclusione di Pellegrini è stata il sussulto d'orgoglio dei giallorossi, ma, allo scadere, Koopmeiners ha mandato in curva il 3-1.
I romanisti sono stati bacchettati dal loro allenatore: «La mia squadra doveva reagire prima», ha recriminato Daniele. Ha detto bene e bene ha fatto ad avvertire i suoi che, adesso, il sesto posto deve essere difeso con le unghie e con i denti. Eppure, in questo momento, la sensazione è che poche squadre siano in grado di opporsi alla macchina da gol di Gasperini. La finale con il Bayer, imbattuto da 49 partite, diventa sempre più intrigante. Prima, però, c'è l'altra con la Juve, per la Coppa Italia. L'abbiamo detto: questo è il maggio della Dea.
Guida e La Penna imbroglioni