Affitti brevi che diventano... case a luci rosse: la denuncia di un host bergamasco
Un giovane che da un anno e mezzo gestisce un'abitazione in Malpensata racconta: «Qualche volta fanno danni, ma il problema è anche penale»

di Marta Belotti
C'è un lato degli affitti brevi, sempre più diffusi anche a Bergamo, emerso dal racconto di un nostro lettore - che preferisce restare anonimo -, tanto scuro quanto inaspettato (forse solo per qualcuno).
È l'affitto da parte di persone che sfruttano poi l'appartamento come casa per appuntamenti... a luci rosse. E per quanto, davanti alle forze dell'ordine, possano dire di farlo per diletto, il dubbio che si tratti di una forma "camuffata" di prostituzione viene. L'ipotesi risulta ancora più fondata, inoltre, dalle condizioni in cui si trovano certi appartamenti dopo questi pernottamenti.
Bella esperienza, però...
«Essere degli host e quindi avere una casa o un appartamento per affitti brevi può essere un'esperienza molto interessante, perché ti permette di conoscere nuove persone, che arrivano spesso da diverse parti del mondo. Ci sono però anche lati negativi che non tutti conoscono, ma dei quali sarebbe giusto parlare per provare a trovare una soluzione», racconta il lettore, che da un anno e mezzo circa gestisce un appartamento in Malpensata.
Cosa è successo
«Circa un annetto fa, un ospite si è comportato in modo strano - continua -. Si trattava di un ragazzo, anche piuttosto giovane, sui venticinque anni. Mi sono accorto che, una notte, c'erano stati almeno una quindicina di accessi. L'appartamento è infatti dotato di un sistema elettronico per le entrate e le uscite che monitora i movimenti. Inizialmente, l'anomalia mi ha spaventato e la prima cosa a cui ho pensato è stata la possibilità che si trattasse di un caso di spaccio di stupefacenti».
«Quando abbassiamo i prezzi...»
Il gestore ha quindi deciso di chiamare la Questura. «È arrivata una pattuglia e ha controllato l'appartamento. Il ragazzo ha ammesso di vedere persone, ma ha anche detto di farlo per diletto. Di certo la scusa non regge, ma non essendoci prove la polizia mi ha detto che non si può fare molto. Non solo, mi hanno lasciato intendere che non era la prima volta che capitava una situazione simile. Parlando con altri gestori ho avuto la prova che in Bergamasca si tratta di un problema diffuso. Succede soprattutto in quei periodi dell'anno in cui il turismo è poco, come gennaio per esempio. Di conseguenza, un po' tutti abbassiamo i prezzi, attirando però persone di questo tipo».
Il rischio danni all'appartamento...
Per certi versi, il giovane si è anche sentito fortunato perché, a differenza di altri host in quell'occasione non ha subito danni all'appartamento. Le cose non sono andate così bene, però, in altri casi successivi. «Quella è stata solo la prima volta, ma nell'arco di un anno e mezzo penso mi siano capitati un'altra decina di casi simile con persone diverse. È la prova che si tratta di una "scappatoia" adottata da molti. Per noi host però è un problema e per questo mi è capitato anche di cacciare delle persone. Qualcuno, come ripicca, mi ha addirittura intasato il bagno con salviettine igieniche. Ho così dovuto pagare l'intervento per liberare le tubature».
E di quelli penali
Il problema non si limita però ai danni, più o meno gravi, e alla sporcizia, molto frequente, lasciata in questi casi. «C'è anche un discorso penale - spiega -. Noi siamo obbligati a segnalare le persone presenti nella struttura alla Questura, che deve sapere chi si ferma a pernottare. Noi siamo responsabili, ma non possiamo farci molto. Sembra che davanti a questo fenomeno sia le forze dell'ordine, sia noi gestori abbiamo le mani legate».
Ma si riaprano le case chiuse , tanto il mestiere più vecchio al mondo esisterà sempre . si faccia in modo legale , pulito e pagando le tasse.