Agnelli predati dai lupi a Rusio, il video in cui il pastore risponde alle critiche social
Il giovane Alessio Grassi ribatte punto per punto ai commenti più duri sul web. «Questi animali sono anche il mio stipendio»
Lunedì 23 luglio, due agnelli sono stati uccisi dai lupi e, poco dopo, una valanga di commenti si è riversata sul video che ritrae la scena, diffuso da vari profili social e testate giornalistiche.
Per questi due motivi, sono stati giorni difficili per il pastore di Parre Alessio Grassi, che ha deciso di ribattere punto punto alle accuse, dai toni spesso non leggeri, in commento ai frame che mostrano due lupi portarsi via i suoi agnelli sull'Alpe Olone, in località Rusio (Castione della Presolana). Lo ha fatto in un video condiviso sui suoi profili Facebook e Instagram, «anche se mi sento un po' a disagio a riprendermi».
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I cani da guardania? Pericolosi
L'inizio è diretto, perché, con termini accesi, il pastore riassume il tutto spiegando che molti dei commenti denotano una certa ignoranza in tema di pascoli, alpeggio e lupi. In prima battuta, si concentra sui cani da guardiania, suggeriti nei commenti come una possibile soluzione: «Altri pastori che hanno questo tipo di animali mi hanno spiegato che, innanzitutto, il lupi vengono comunque; e poi rischierei molte denunce, dato che ogni giorno in alpeggio passano molte persone e i cani da guardiania attaccano anche la gente, non solo i lupi».
Grassi mostra poi i cani da pastore che ha con sé, per dare prova di averne a chi invece lo ha criticato di non volerli acquistare perché costano troppo: «Li utilizziamo per tenere unito il gregge, contro il lupo non possono fare niente. Anzi, rischio che si facciano male pure loro».
I recinti? Troppo tempo
Passa quindi poi a un'altra soluzione proposta nei commenti, ovvero i recinti elettrificati. Questi, spiega il pastore, non possono però essere tirati ovunque, dato che le greggi in alpeggio stanno su terreni scoscesi, quindi difficili da recintare, «i sassi sono reali, non dipinti. Non si riescono a piantare recinti in queste zone». Si aggiunge poi la questione logistica, perché tirare un recinto, spiega sempre Grassi, può richiedere anche tre ore di lavoro, ma le pecore si spostano spesso e hanno bisogno di cambiare area ogni mezz'ora.
Conclude su questo secondo punto: «I recinti elettrificati li metto la sera, in modo tale da far passare loro la notte al sicuro».
«Cento agnelli e neanche un rimborso»
Arriva poi alla terza obiezione, quella di chi ha scritto che la predazione dell'agnello da parte del lupo fa parte della catena alimentare: «Sono d'accordo - sbotta il pastore -. Ma che debba sostenerla io la catena alimentare non mi sembra giusto».
Spiega: «Quando ho comprato le pecore, le ho pagate e il mio stipendio dipende da loro, non può andare al lupo. In quattro anni che ricevo attacchi dai lupi non ho mai visto un centesimo da Regione». Il pastore fa riferimento al fatto che Regione Lombardia offre un "Rimborso danni subiti dai proprietari di cose ed animali provocati da orsi e grandi carnivori", a fronte della compilazioni di un modulo entro trenta giorni dall'evento.
Infine, nell'ultima parte del video di spiegazione, fa riferimento a quello in cui si vedono i lupi in azione e si sentono di sottofondo le sue bestemmie: «Sono cose che non andrebbero fatte, ma in quei momenti non mi viene da pensare "perdindirindina è arrivato il lupo!". In quei momenti lì, la calma è da un'altra parte».
Stando belli comodi in città è facile fare gli ambientalisti a spese di chi fa l'allevatore e si spacca la schiena in montagna. Ma ormai siamo una società fatta così. Un bello stage in fonderia o in alpeggio farebbe bene a tanti ecologisti nel velluto.
I signorini animalisti, cittadini e/ o nullafacenti, da che parte stanno? Dai lupi o dagli orsi carnivori o dalle loro vittime piu deboli cimpreso chi vive duramente allevando pecore e agnelli ?.