Mancano i dottori

Al bando dell'Ats per 77 medici di base si presentano soltanto in quattro: è emergenza

La provincia sempre più sguarnita. In sofferenza anche la guardia medica. Durante il Covid tante parole sulla sanità territoriale, ma i problemi restano tutti

Al bando dell'Ats per 77 medici di base si presentano soltanto in quattro: è emergenza
Pubblicato:
Aggiornato:

di Paolo Aresi

Mancano 77 medici di base nella provincia di Bergamo, su un totale di 634, cioè più del dieci per cento del nostro territorio è scoperto. L’Ats ha deciso di correre ai ripari aprendo un bando che si è chiuso ieri, venerdì 9 luglio: fino a giovedì i candidati alla sostituzione che hanno presentato la domanda erano soltanto quattro. Un disastro.

Perché non si trovano più medici disposti alle sostituzioni? La situazione della sanità bergamasca, lombarda e anche nazionale si avvia a diventare drammatica, soprattutto nel settore della medicina generale o di base che dir si voglia. Dal 2018 fino a oggi i medici presenti nella nostra provincia sono diminuiti da 679 a 634: l’emorragia, dovuta a pensionamenti e dimissioni, viene tamponata con gli incarichi provvisori. Ma anche questa possibilità ora sembra andare in crisi.

È un fatto grave, a maggior ragione oggi che, con insistenza, si parla di restaurare la medicina del territorio, soprattutto dopo la pandemia che ha improvvisamente svelato come gli ospedali non possano rappresentare il cardine del sistema, ma semmai la sede delle specialità per le situazioni più acute. Altrimenti, come è accaduto per il Covid, si creano situazioni in cui gli ospedali scoppiano e il sistema va in tilt. I problemi riguardanti i medici di base si riflettono anche per il servizio di guardia medica e di guardia medica turistica, la cosiddetta “Continuità assistenziale”. Attualmente i medici in servizio sono 184, ne mancano 31.

Tutti sono d’accordo che la soluzione sta nel rivalutare l’assistenza sul territorio: più medici, più infermieri, più ambulatori, più visite a domicilio per non intasare ospedali e pronto soccorso. Ma proprio mentre si predica gran bene, emerge che non soltanto il territorio è sguarnito, ma che addirittura l’assistenza di base diventerà ancora più precaria. Effetto della politica di programmazione universitaria sbagliata a livello nazionale, della politica regionale che ha privilegiato la cura ospedaliera, di norme che non favoriscono la cooperazione fra medici e, per finire, di interessi e privilegi degli stessi medici, duri a morire.

Continua a leggere su PrimaBergamo in edicola fino al 15 luglio, oppure in versione digitale cliccando QUI

Seguici sui nostri canali