«Al Pronto soccorso pediatrico del Papa Giovanni mia figlia in coda con gli adulti»
In ospedale con la bambina di 4 anni dopo una caduta, un lettore è stato invitato a mettersi in fila dietro ad altre 40 persone. A Ponte San Pietro, invece...
Con la figlia di 4 anni si sono recati in Pronto soccorso all'ospedale Papa Giovanni, trovandosi tuttavia di fronte a una lunga attesa nonostante l'accesso pediatrico. È quanto accaduto a un lettore, che ha inviato una segnalazione alla nostra redazione raccontando la vicenda accaduta alla sua famiglia lo scorso 16 settembre.
Ore di attesa insieme agli adulti
Tutto è cominciato alle 17, quando la bambina, cadendo da un'altezza di circa trenta centimetri, ha battuto accidentalmente schiena e testa provocandosi un'escoriazione alla nuca. Pur restando cosciente, i genitori hanno preferito portarla in Pronto soccorso all'ospedale di Bergamo: attorno alle 18 erano già in attesa.
«Giunto il nostro turno al triage del Pronto soccorso pediatrico - scrive il lettore - l'infermiera allo sportello ci chiede la dinamica dell'incidente. Risponde mia moglie, confermando la caduta. L'infermiera, educatamente, ci risponde che per eventuali traumi al cranio o comunque per effettuare radiografie per eventi traumatici dobbiamo metterci in fila come tutti i presenti, a quell'ora circa una quarantina».
«Alla mia specifica richiesta di avere prima un consulto con un pediatra, visto l'età della bambina e che eravamo in fila nel Pronto soccorso pediatrico e non in uno comune, mi viene risposto che quella era la prassi - prosegue la segnalazione -. Continuo sempre garbatamente sostenendo che l'indicazione di uno specialista sarebbe stata la cosa migliore e secondo me da prassi, prima di eventuali radiazioni».
L'infermiera replica «che i protocolli da attuare sono quelli e che l'attesa di parecchie ore purtroppo è da fare». A cui il lettore ribatte dicendo che «non era la prima volta che ci presentavamo per situazioni spiacevoli occorse a mia figlia e tutte le volte passavamo dal triage pediatrico e subito venivamo indirizzati nelle sale d'attesa seguendo i percorsi indicati a terra».
«Rispondo inoltre - scrive il lettore - che mi sembra strano che il problema di una bambina venga messo sullo stesso piano di un problema per adulti visto la presenza di percorsi differenti sia su segnaletica verticale e orizzontale che sul pavimento. Lei sostiene che i traumi vengono gestiti alla stessa maniera e che se convinto delle mie parole di rivolgermi a un ospedale con le stesse caratteristiche che cerco ma con meno attesa».
La decisione di recarsi a Ponte San Pietro
La famiglia decide quindi di recarsi al Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro, dove arrivano attorno alle 19.20. Al momento del triage, l'infermiere allo sportello li indirizza al reparto pediatria «dove la dottoressa, dopo un'accurata visita alla presenza di mia moglie, non ritiene di fare nessun esame radiologico». Alle 20.45 tornano a casa.
«Ma io e mia moglie ci facciamo la stessa domanda: abbiamo sbagliato noi all'ospedale di Bergamo oppure l'infermiera dello sportello non si stava rendendo conto di ciò che stava dicendo? Oppure era tutto corretto ciò che ci spiegava e quella era la giusta prassi da seguire nell'ospedale pubblico, mentre in quello privato è differente?».
La risposta di Asst Papa Giovanni XXIII
Contattata al riguardo, Asst Papa Giovanni XXIII ha risposto: «Il Pronto soccorso dell'ospedale Papa Giovanni XXIII è uno dei sei trauma center della regione e l'unico trauma center pediatrico. Questo significa che la nostra organizzazione, come nodo della rete regionale del sistema di emergenza-urgenza, è strutturata - e viene continuamente affinata - per garantire la gestione delle emergenze per tutti i tipi di incidenti, inclusi quelli alla testa, sia per pazienti che arrivano dalla provincia, sia da fuori provincia».
«I casi di estrema gravità hanno necessariamente la priorità rispetto a quelli con urgenza minore. I nostri specialisti effettuano ogni giorno una percentuale molto maggiore di valutazioni che richiedono immediatezza o pochi minuti di attesa rispetto a quelli di altri Pronto soccorso della rete. Questo può comportare tempi di attesa maggiore per i casi che sono - fortunatamente - meno gravi di altri».
«Proprio per questo - conclude - il cittadino è libero di rivolgersi a qualsiasi centro della rete, indipendentemente dalla loro natura pubblica o di privato convenzionato. Ai vostri lettori auguriamo di aver trovato una risposta adeguata alle comprensibili apprensioni per la salute della loro bambina».
Ci stiamo da tempo già adagiando ad essere remissivi. Risposte cortesi e preimpostate che, passo dopo passo, portano a convincere che una stortura, una grave stortura, sia quanto di più ovvio e naturale esista. Ore di attesa? Tutto normale. No, non c'è nulla di normale. Al PS si va per essere visitati velocemente. E questo va urlato!