la stima a Bergamo

Assistenza ai parenti non autosufficienti, la Cisl: «Pagati dalle famiglie più di 200 milioni»

L'analisi del sindacato dei pensionati di via Carnovali, sulla base del rapporto Domina riguardante il lavoro domestico

Assistenza ai parenti non autosufficienti, la Cisl: «Pagati dalle famiglie più di 200 milioni»
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In carico alle famiglie bergamasche ci sono almeno 200 milioni di euro per l’assistenza ai parenti non autosufficienti. È la stima fatta da Fnp Cisl in seguito al rapporto Domina sul lavoro domestico. «Sono soldi che le famiglie fanno risparmiare allo Stato – commenta la segretaria generale Caterina Delasa - che ancora latita sulla legge per la non autosufficienza».

In provincia di Bergamo secondo i dati raccolti dell’osservatorio del sindacato dei pensionati di via Carnovali, a fronte di una popolazione di 1 milione 200 mila cittadini, le persone con più di 65 anni sono oltre 230 mila. Tra questi i non autosufficienti sono intorno al 21 per cento, ossia poco meno di 50 mila individui, ma questi dati si aggiungono gli anziani che vivono da soli o quelli che, per motivi transitori, hanno bisogno di sostegno.

«La popolazione anziana e non autosufficiente è destinata a aumentare nei prossimi anni – continua Delasa -, ma di fronte al problema le famiglie sono sostanzialmente lasciate sole. Là dove è sostenibile si provvede con il ricovero in Rsa, che con i letti disponibili copre circa il bisogno del 14 per cento degli anziani non autosufficienti. Oppure si ricorre alle assistenti famigliari per lo più straniere».

All’Inps di Bergamo sono regolarmente registrati poco meno di 11 mila rapporti di lavoro domestico, con lavoratori regolarmente retribuiti, poco meno della metà riferiti a badanti. Quindi, sono circa 5 mila quelle regolarmente assunte in provincia, ognuna delle quali costa a una famiglia bergamasca tra i 15 e i 18 mila euro all’anno.

Secondo i dati del rapporto, nell’ultimo decennio la spesa delle famiglie per la componente regolare del lavoro domestico ha oscillato tra i 7 e gli 8 miliardi di euro all’anno, toccando il picco nel 2012, con 7,75 miliardi. Da quell’anno si è registrata una progressiva diminuzione fino al 2017, interrotta solo nel 2016. Negli ultimi tre anni, invece, la spesa delle famiglie è stata pressoché costante, intorno ai 7,2 miliardi di euro.

Secondo il rapporto Domina, la spesa pubblica italiana destinata all’assistenza a lungo termine ammonta a 31,3 miliardi di euro, pari all’1,75 per cento del Pil, di cui circa tre quarti erogati a soggetti con più di 65 anni. Il 45 per cento della spesa per Ltc riguarda le indennità di accompagnamento (14,1 miliardi) e il 39,6 per cento la componente sanitaria (12,4 miliardi). Il restante 15,4 per cento (4,8 miliardi) si riferisce ad altre prestazioni assistenziali, generalmente gestite dagli enti locali. La spesa sanitaria domiciliare, invece, assorbe appena il 18,6 per cento della spesa sanitaria, il resto è in carico alle famiglie.

In questo contesto il sistema assistenziale è tenuto in piedi grazie agli 8 miliardi spesi dalle famiglie per la gestione delle badanti (inclusa la componente irregolare), mentre le somme pagate per l’assistenza nelle strutture sono marginali.

Gli sgravi fiscali attualmente possibili per gli ospiti delle Rsa rappresentano il 58 per cento delle spese sanitarie e miste sostenute. Per le famiglie che ricorrono ad una badante questi sono più esigui e riguardano la deducibilità dei contributi versati fino ad un massimo di 1.549 euro e la detrazione del 19 per cento delle spese per badanti, che si traduce in un risparmio massimo di 399 euro.

«Serve un vero e proprio aiuto fiscale strutturale alle famiglie che hanno bisogno di assistenza per far emergere il tanto nero che ancora assilla il settore, con costi sociali e economici ingenti – conclude Caterina Delasa -. Serve un intervento legislativo che ampli le possibilità di deduzione del costo del lavoro domestico, favorendo l’emersione di molti irregolari oltre che la possibilità di ampliare l’accesso all’assistenza di altre famiglie».

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