La polemica

Attenti Alpini, le ragazze non scherzano più (e Bergamo si divide sulle presunte molestie)

La sensibilità è cambiata e certi atteggiamenti non si tollerano più. Sonzogni: «C’è tanta ipocrisia. E voi giornalisti ascoltate solo i social»

Attenti Alpini, le ragazze non scherzano più (e Bergamo si divide sulle presunte molestie)
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di Andrea Rossetti

«Questi sono stati i migliori giorni della vita di Rimini e dei riminesi»: con queste parole il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, domenica (8 maggio) ha chiuso l’Adunata degli Alpini 2022. Un appuntamento sentitissimo e tornato in calendario dopo due anni di assenza a causa della pandemia. Ed è stata un’edizione da record: oltre quattrocentomila Alpini presenti, molti arrivati anche dall’estero, tantissimi anche da Bergamo.

«Ammetto di non saperle dire un numero preciso - dice Giorgio Sonzogni, presidente degli Alpini di Bergamo -. Direi tra i 3.500 e i quattromila dalla nostra provincia. Di sicuro c’erano ben 240 gagliardetti di gruppo sui 278 della Bergamasca. Aspettavamo con grande emozione questo appuntamento. Finalmente siamo tornati, finalmente siamo ripartiti. È vero che non ci siamo mai fermati in questi due anni, ma ritrovarsi e poter ricordare anche i tanti amici che sono andati avanti è stato davvero da brividi. Qualche lacrimuccia mi è scesa. È stata una “bolgia” alpina nel senso più bello del termine, piena anche di sentimenti».

Molestie e polemiche

Non tutti, però, la vedono così. Già durante l’Adunata, infatti, hanno iniziato a circolare testimonianze di donne che raccontano di essere state vittime di molestie. Per lo più verbali, ma che spesso si sarebbero spinte oltre: accerchiamenti, palpate, baci e addirittura leccate. L’associazione femminista “Non Una di Meno” ha raccolto oltre duecento storie di questo tipo. Una di loro, di 26 anni, ha sporto denuncia (contro ignoti, ovviamente) per essere stata prima circondata e poi aggredita da tre persone. Si tratta, al momento, dell’unica denuncia formale presentata alle autorità. Ma certo non possono essere presi sottogamba tutti gli altri racconti. Inizialmente, il presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero, aveva dichiarato: «Vogliamo fatti». Poi, in un’intervista al Corriere, ha ammesso: «Adesso ci sono fatti concreti. E mi consenta innanzitutto di chiedere scusa a chi ha subito le molestie».

I pesanti attacchi dei media

Su Repubblica, la scrittrice Michela Marzano ha parlato di «cultura dello stupro». Il giornalista Saverio Tommasi, su Fanpage, ha invece definito la sua esperienza all’Adunata «un incubo», affermando che «non si è trattato di un gruppetto di molestatori, quelli che ho visto rappresentavano la stragrande maggioranza delle persone in piazza». In entrambi i casi accuse pesanti. Tommasi ha anche realizzato un video nel quale sono raccolte le testimonianze di diverse donne (molte minorenni) e in cui si vedono atteggiamenti volgari e molesti di diversi alpini.

Data l’enorme eco che stanno avendo queste storie, anche le Istituzioni si sono espresse (dallo stesso sindaco di Rimini fino al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini): tutte hanno ovviamente preso le distanze e criticato quegli atteggiamenti, aggiungendo però che «non si deve generalizzare». Simona Pergreffi, senatrice bergamasca della Lega, ha invece parlato di «strumentalizzazioni», di «fango» gettato «sulla manifestazione di chi ha sempre difeso e aiutato l’Italia e gli italiani. Giù le mani dagli Alpini e dalla loro gloriosa tradizione». Anche questa, però, è una generalizzazione: così come viene definito sbagliato e «strumentale» attaccare tutte le Penne Nere per i deprecabili atti di pochi (sebbene sia difficile fare una quantificazione), così non è corretto sostenere che tutti gli alpini sono per forza belli, bravi ed educati.

È cambiata la sensibilità?

«Personalmente non ho visto comportamenti deplorevoli, ma se ci sono stati è giusto che chi li ha commessi paghi - commenta Sonzogni -. Purtroppo, è inevitabile che quando si ritrovano tante persone, per più giorni, in uno stesso luogo ci sia anche qualcuno che vada sopra le righe. Però gli Alpini, l’Ana, sono una cosa, i singoli un’altra. E per questo credo che purtroppo questa polemica sia stata spinta soprattutto dai social e dai mezzi di comunicazione. Una volta voi giornalisti legavate l’asino dove vi diceva l’editore, oggi dove vi dicono i social...». Va però sottolineato come, purtroppo, non sia la prima volta che l’Adunata degli Alpini porta con sé storie di questo tipo. Diverse denunce mediatiche di molestie ci furono già nel 2018 a Trento (tant’è che l’Ana, in quel caso, chiese anche scusa alle vittime), così come nel 2019 a Milano. «Come le ho detto, personalmente non ho visto situazioni così gravi - rimarca Sonzogni -. Anzi, rispetto al passato questa Adunata mi è parsa addirittura più tranquilla... Probabilmente un eccesso di ebbrezza giovanile ci può essere stata».

Molti media, nel raccontare le presunte molestie e criticando l’atteggiamento degli Alpini, hanno portato a sostegno delle proprie tesi anche alcuni cartelloni che si sono visti nella tre giorni riminese («Arrivano gli Alpini, figa a nastro!») e canzoni come: «Stiamo sempre sulle cime, ma quando scendiamo a valle attente ragazzine». Cartelloni e motti che, al di là dei giudizi personali, si sono sempre visti e sentiti nelle Adunate, così come in altre occasioni. A essere cambiata quindi, forse, è la sensibilità civile verso questo tipo di atteggiamenti. «Può essere - ammette Sonzogni -. Il tempo passa, le cose cambiano. E con esse anche il sentire comune». (...)

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