Autostrada Bergamo-Treviglio, la verità è che i privati non vogliono il confronto
I presidenti del Gruppo Vitali e di Autostrade Bergamasche, in due lettere, criticano i sindaci e giustificano la bontà dell’opera con i morti sulle strade
di Andrea Rossetti
Quella dell’autostrada Bergamo-Treviglio è una storia complessa, iniziata ormai più di vent’anni fa e fatta di politica, interessi privati, sigle, aumenti di capitale e aumenti di costi, dibattiti, incontri, scontri.
Poco più di un anno fa, l’ok di Regione a un finanziamento pubblico di circa 150 milioni di euro ha fatto sì che da tutto questo si passasse ai fatti. Al di là delle gimcane politiche e burocratiche, quella decisione ha rappresentato il via libera di fatto all’infrastruttura, tant’è che pochi mesi dopo (giugno 2023) Autostrade Bergamasche, società nata nel 2002 e proponente l’opera, ha affidato con gara pubblica la redazione del progetto, i lavori e la gestione per 63 anni dell’autostrada a un’Associazione temporanea d’imprese (Ati) capeggiata dalla Vitali Spa. Società che, attraverso varie collegate, detiene buona parte delle azioni anche della stessa Autostrade Bergamasche.
Da quel momento, in realtà, di passi avanti concreti non ce ne sono più stati.
A che punto siamo
La Conferenza dei servizi - ovvero quell’istituto grazie al quale tutti i soggetti privati e pubblici coinvolti nella realizzazione di una determinata opera possono confrontarsi - si era detto che si sarebbe tenuta a inizio 2024, ma invece ci sarà forse solo in primavera.
Erano stati promessi incontri tra Autostrade Bergamasche e Comuni (favorevoli e contrari), ma in realtà se ne sono tenuti pochi e di scarsa rilevanza. Anche perché un progetto vero e proprio, aggiornato, nessuno l’ha ancora visto. Siamo fermi a quello aggiornato nel 2012.
Nel frattempo, non sono cambiate solo le Amministrazioni dei paesi coinvolti, ma è cambiato il mondo. Ed è cambiata anche la compagine societaria di Autostrade Bergamasche.
Visitando il sito creato per l’opera (autostradebergamasche.it) pare di fare un viaggio nel tempo. Non soltanto per il design del portale, ma anche per le informazioni che sono riportate. In primis, la suddivisione delle quote sociali. La Provincia di Bergamo, ad esempio, è ancora indicata come seconda per quote detenute (20,46 per cento), quando in realtà via Tasso è uscita. Sono entrati fondi, è cresciuto il peso dei privati - di alcuni già citati, nello specifico -. Comprensibile, dato che si parla di un’opera il cui costo è attualmente lievitato a circa 560 milioni di euro complessivi. Ma anche perché, nel frattempo, l’interesse pubblico su questa infrastruttura s’è sfumato sempre più.
È cambiato il mondo
L’apertura della Brebemi ha fornito un esempio plastico delle conseguenze di un’opera simile sui territori (...)
Non va fatta. Punto. L'inutile ennesima colata di cemento a vantaggio di pochi e a danno di molti. E se la fanno NON LA USERÒ MAI!!!! Per me può FALLIRE! Ps: complimentoni a chi in Regione gli ha regalato 150 milioni dei nostri soldi!!!!