Bergamo, cinquecento persone salvate dal freddo. Grazie alla Chiesa (e al Comune)
Parla don Roberto Trussardi (Caritas). Senza accoglienza, per tanti che “abitano” in strada, queste notti d’inverno sarebbero impossibili
di Luigi de Martino
La chiesa di Bergamo avrà mille difetti, ma nel campo della carità agisce da sempre in prima linea. Lo fa anche e soprattutto in questi giorni così freddi da far tremare le ossa. Chi si occupa dei senzatetto? I soliti noti: la Caritas, il Patronato San Vincenzo, la Bonomelli, le parrocchie.
Senza la loro disponibilità all’accoglienza, per tante persone che “abitano” in strada queste notti d’inverno sarebbero impossibili. Il Comune lo sa e da anni collabora con la Caritas, alla quale ha dato in gestione il dormitorio del Galgario, che proprio nei giorni scorsi ha aggiunto trenta letti.
Stop al “Piano freddo” che si ripeteva ogni anno in questa stagione: l’aumento dei posti nell’ex convento diventa strutturale. Perché il problema c’è e cresce, ma così crescono anche i costi. Per rispondere a questa emergenza, Palazzo Frizzoni ha deciso di aumentare il finanziamento alla Caritas per il Galgario da 110 a 155 mila euro all’anno.
Una bella somma, che però copre solo una parte dei costi. E chi paga il resto? La Fondazione della Comunità bergamasca ci mette altri 120 mila euro. Ma ancora non basta. E i circa 200 mila all’anno che mancano? Ne abbiamo parlato con il direttore della Caritas.
Don Roberto Trussardi, trenta posti in più al Galgario, bastano?
«No, non bastano ancora. In stazione e nelle zone limitrofe venti-venticinque senzatetto dormono ancora all’esterno e fra questi ci sono quelli che proprio non vogliono saperne di andare in un dormitorio. Poi ce ne sono un’altra ventina che vanno a trascorrere le notti in aeroporto. Là c’è caldo, ci sono i bagni, le docce e c’è la generosità di qualche passeggero che offre loro la colazione. Noi con l’equipe di strada li andiamo a trovare, e bisogna dire che in aeroporto ci stanno anche volentieri…».
Ci sarebbe bisogno di un secondo Galgario?
«In questo momento no. Noi di Caritas accogliamo 79 uomini al Galgario e 14 a Castagneta, in un immobile che il Comune ci ha concesso in comodato gratuito. Poi ci sono dieci donne nel dormitorietto in via San Bernardino, gestito dalle suore Poverelle. 103 posti occupati tutte le notti. Adesso copriamo abbastanza le necessità, ma richieste arrivano ogni giorno perché Bergamo, da questo punto di vista, è una città attrattiva, in quanto offre davvero tanti servizi. E il tam tam degli immigrati li porta da noi. Questo fa onore alla nostra città, che a livello pubblico e soprattutto a livello ecclesiale apre molte porte. Ma ovviamente questa generosa accoglienza crea anche qualche problema».
Sono in crescita o sono in calo le persone che vivono in strada?
«Sono in crescita, soprattutto i giovani, in gran parte ragazzi dai 21 ai 23 anni, e le donne. Il rapporto è di dieci donne ogni cento uomini, ma anche le ragazze sono in aumento. Gli ospiti sono per la maggioranza stranieri: circa il 70 per cento sono immigrati usciti dai Caf, i centri di accoglienza che adesso sono stati chiusi, l’altro 30 per cento sono italiani». (...)