Bergamo Pride: «Bandiere israeliane non gradite», il Comune toglie il patrocinio
L'associazione ha preso una posizione molto forte sulla guerra a Gaza, parlando di «occupazione colonialista» e «genocidio»
La Giunta del Comune di Bergamo ha annunciato oggi (venerdì 7 giugno) di aver ritirato il patrocinio che aveva concesso all’associazione Bergamo Pride, per l'evento in programma sabato 15 giugno prossimo.
Il Bergamo Pride non vuole bandiere israeliane
Il motivo risiede nella posizione che l'ente ha assunto nei confronti della guerra a Gaza, per cui in pratica ha dichiarato che alla manifestazione in piazza non saranno benvenuti simboli israeliani. «L'organizzazione di volontariato Bergamo Pride - si legge infatti in un post pubblicato qualche giorno fa sulla pagina Facebook ufficiale - comunica la decisione di schierarsi apertamente a sostegno del popolo palestinese e contro il genocidio in atto».
L'associazione ha spiegato che i suoi ideali «sono incompatibili con le politiche attuate ai danni delle persone palestinesi dall'inizio dell'occupazione colonialista ad oggi» e di volersi dissociare da «meccanismi di pinkwashing» e rifiutare i finanziamenti da «multinazionali che sostengono economicamente e finanziano il riarmo finalizzato al genocidio». Per questi motivi, ha concluso il Bergamo Pride, «nella piazza del 15 giugno non saranno gradite bandiere israeliane o inneggianti alla simbologia connessa allo stato di Israele».
Il Comune toglie il patrocinio
La decisione di Palazzo Frizzoni, come specificato in un comunicato diffuso in giornata, è motivata dal fatto che «l’associazione ha trasformato l’iniziativa, da evento a favore dei diritti civili, contro ogni discriminazione delle libertà sessuali, in una manifestazione a favore del popolo palestinese, caratterizzata da tratti di intolleranza che non possono essere accettati. La decisione è stata assunta a malincuore, dopo reiterati tentativi di riportare la manifestazione ai suoi contenuti originali».
La Giunta del Comune di Bergamo ha ribadito il proprio convinto sostegno alla causa della libera espressione dei diritti civili, che negli anni l’ha vista a fianco delle realtà organizzatrici del Pride e promotrice di numerose iniziative.
Allo stesso tempo, ha però fatto presente la propria posizione sulla drammatica vicenda di Gaza, «volta alla richiesta di un immediato cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, alla condanna della strage del 7 ottobre e alla condanna dell’eccidio di civili di cui si sta rendendo responsabile il governo israeliano di Netanyahu, avversato da moltissimi cittadini di quel Paese, all’affermazione del diritto ad esistere in sicurezza tanto dello Stato di Israele quanto di un libero e autonomo Stato di Palestina, che ritiene però doversi tenere del tutto distinta dalle ragioni del Pride».
Il Comune ha infine ricordato «l’importanza di affermare e difendere i diritti delle persone omosessuali anche nei territori controllati da Hamas, dove sono oggetto di gravi violazioni» e ha stigmatizzato «l’intolleranza dell’Associazione Bergamo Pride nei confronti di bandiere e simboli di Israele, che travalica la condivisibile contestazione dei comportamenti del governo di quel Paese e configura una discriminazione verso un popolo e il suo legittimo Stato».
@Roberto devi tornare a SQUOLA con la Q dove purtroppo per te sei sempre stato… non cambierà granché … ma nel 1947 la Palestina non era uno Stato ma solo gruppi di tribù… Sicuramente una Operazione fatta in fretta da Americani e Partigiani vincitori della Guerra (diceva Totò: gattis frettolosis fecit gattinibus guerces), quindi Responsabilità dei Partigiani i casini della Palestina… ma questo nessuno lo dice… del resto se Ano Vinto la guerra avrano qualche responsabilità sulla ricostruzione…
Il Comune farebbe bene a togliere ogni accredito politico a Israele, in ragione delle decine di migliaia di persone uccise da questo Stato. Poi capisco, che essere pusillanimi è condizione indispensabile per coprire incarichi politici, ai nostri giorni.
Bravo il Comune di Bergamo che si è dimostrato molto più all' avanguardia di quei quattro poveretti che organizzano il Gay pride che dovrebbero sapere che nella Gaza governata da Hamas i gay vengono impiccato anche solo per il sospetto di essere gay e che gli omosessuali di Gaza appena possono scappano in Israele e chiedono asilo. Per quanto riguarda la Nakba chi la ricorda dovrebbe anche ricordare l'origine dell' utilizzo di questa parola: fu un arabo siriano ad usarla per la prima volte nel 1947 riferendosi al rifiuto dei Paesi Arabi di accettare la spartizione in due stati (uno ebraico e uno arabo -nin palestinese) dell' area del mandato britannico. Quindi, signori, prima di dare sfogo alle vostre frustrazioni da bar dello sport di terza classe, provate a stare zitti dopo esserci chiesti che cosa ne sapete davvero su questo argomento come su qualunque altro.
L'aspetto surreale - oltre al fatto significativo non giunga mai una condanna netta per i fatti del 7/10 tra i quali stupri su donne di ogni età nè appelli affinchè gli ostaggi vengano rilasciati - è che in Palestina come in molti paesi musulmani i diritti Lgbt e delle donne sono totalmente calpestati e spesso si rischi la vita.
.....e niente leggo i commenti e penso.. "poveracci"...chiamateci quando sarà finito il battibecco da bar dello sport