«Brebemi? Una colata di catrame. Per non parlare delle altre infrastrutture in Bergamasca»
Un lettore: «Regione e Provincia stanno “mietendo successi”, e ancora non hanno finito. Non ne hanno azzeccata una»
Pubblichiamo il pensiero di un nostro lettore che, dopo aver letto il nostro articolo sui dieci anni della Brebemi - tra racconto trionfale di Regione e nostre critiche -, ha voluto fare alcune considerazioni sia sull'opera nello specifico, sia sulla gestione dei grandi interventi infrastrutturali in Bergamasca.
La Brebemi «inutile» e i problemi nelle valli
«Ho letto con attenzione l’articolo "Brebemi, un flop spacciato per un successo", pubblicato il 20 settembre. Regione Lombardia e Provincia di Bergamo stanno “mietendo successi” nel settore infrastrutture, e ancora non hanno finito. Non ne hanno azzeccata una! A parte la Brebemi, dai pedaggi altissimi, costata un mucchio di denari, di espropri di terreni, colate di cemento e catrame inutili, senza peraltro alleviare il traffico sulla A4, prendiamo in esame i lavori fatti ad oggi sulla Dalmine-Villa, dove il traffico veicolare è molto peggiorato.
Code lunghissime prospicienti le varie rotonde presenti lungo il suo percorso, del quale non ho compreso la necessità di scavare trincee e gallerie in un terreno argilloso e non drenante. I costi per raggiungere il viadotto di Sedrina sono nel frattempo enormemente aumentati, come riporta la stampa locale, e vorrei comprendere se e quando si completerà l’opera».
Rotonde e birilli
Non è mancata una considerazione sulle rotonde realizzate tra il capoluogo orobico e Ponteranica, oggetto peraltro di varie critiche durante e nel periodo immediatamente successivo alla chiusura dei cantieri.
«Altro fiore all’occhiello dei nostri tecnici le rotonde in zona Valtesse-Ponteranica. Più di due milioni di euro per avere una viabilità meno scorrevole e… i soliti birilli a mattina e sera. Oltre a ciò, divieti di accesso o di svolta in alcune vie (Biava e Raboni), che causano un maggior intasamento alle nuove rotonde ed un ulteriore rischio nell’immettersi in Via Ruggeri da Stabello per i residenti di quelle vie».
Dalla Bergamo-Treviglio al raddoppio ferroviario
Si passa poi alle altre opere al centro dell'attenzione negli ultimi tempi in provincia, dall'autostrada Bergamo-Treviglio al raddoppio ferroviario, che vanno inevitabilmente a scontrarsi con le legittime preoccupazioni delle comunità e degli enti locali:
«Restiamo in attesa di notizie anche per la Bergamo-Treviglio, giustamente avversata dai Comuni interessati dall’opera (i verdi che dicono?). Ora veniamo al tanto decantato raddoppio ferroviario Ponte San Pietro-Montello, dal costo altissimo e non in grado di alleviare, come già detto più volte, il traffico sulla Briantea. La mia opinione, vedendo anche i treni passare quasi completamente vuoti per buona parte della giornata, era stata espressa anche da alcuni tecnici e amministratori locali e regionali anni fa, nel corso di una riunione organizzata a tema nel Comune di Curno.
Anzi, ci venne riferito come Rfi prevedesse un calo del numero di passeggeri per gli anni a venire. Quello che otterremo sarà un grande disturbo causato dall’aumentato inutile passaggio dei convogli, la posa in essere di orribili barriere antirumore (dove possibile), la chiusura di vie di comunicazione di estrema importanza, la perdita di valore di alcuni immobili vicini alla massicciata ma ancora una volta, in particolar modo, uno spreco enorme di denaro pubblico. Mi pare che le Amministrazioni dei Comuni interessati dal raddoppio si stiano rassegnando, senza considerare l’opinione dei residenti.
E il dubbio mi torna: quando ci sono a disposizione fondi pubblici non è importante badare all’utilità delle opere da effettuare, ma spendere… forse qualcuno ci guadagna?».
I treni sono "scarichi" negli orari intermedi, ma negli orari di punta sono dei "carri bestiame". E grazie a tanti pendolari che si "immolano" viaggiando scomodi e quasi sempre in ritardo, le strade non sono ancora più congestionate di quanto lo sono già. Il problema è che le opere viabilistiche sono in ritardo di 20 o 30 anni e nessuno a livello regionale e provinciale ha una visione più in là della punta del suo naso. Gli unici che ci provano sono i Comuni, ma dovendo render conto ai loro elettori spesso non riescono a mettersi d'accordo neanche col paese di fianco.