Cambiano le sigle (dalle Cadd agli Amt), ma in Bergamasca mancano sempre i medici
Altra confusione per gli utenti, che si erano da poco adattati. Il vero nodo resta irrisolto: per Regione servono 78 dottori, per i sindacati 200
di Wainer Preda
Ma è così difficile avere un sistema sanitario che funzioni? È la domanda che si fanno tutti i bergamaschi (e non solo) di fronte alla perenne confusione che regna in ambito medico. L’ultima trovata, tanto per non titillare i nervi agli utenti, è l’introduzione degli Amt. Che non sono una storpiatura dell’Azienda trasporti milanese, bensì l’acronimo di Ambulatori medici temporanei. Già il nome fa venire l’orticaria. Almeno quanto le Cadd (Continuità assistenziale diurna diffusa) che li hanno preceduti. Ma facciamo un passo indietro, per capire.
La sciarada: Cadd e Amt
Alla base del rimestio di ruoli, sigle e servizi c’è un problema atavico: la mancanza di medici di base. Ebbene, per cercare di porvi rimedio, nel 2021 si è fatto ricorso alle “Cad”, ambulatori simili all’ex guardia medica. Tuttavia, il reclutamento non è migliorato, anzi. Nell’estate 2022 la carenza di dottori si è trasformata in emergenza. Tanto che Ats Bergamo si è dovuta inventare la cosiddetta “Cad diffusa”. In pratica, i pazienti potevano ricorrere a medici di base in attività, che mettevano a disposizione qualche ora del loro tempo. Un servizio sperimentale. Foriero di qualche risultato. Solo che il 31 gennaio scorso la Regione lo ha mandato in soffitta, causa revisione costi. Per riadeguare tutto alla “Cad semplice”, che nel frattempo aveva cambiato nome diventando, appunto, Amt a partire da aprile.
Insomma, un pasticcio operativo, burocratico e lessicale. Imposto dalla situazione, ma pur sempre pasticcio. Di tecnicismi buoni per le Asst (così come per le Ats, ancor prima Asl), assessorati e Regione. Un po’ meno per i pazienti, poco avvezzi alle sciarade.
Quanti medici mancano?
Il problema principale, tuttavia, è che il florilegio di acronimi finora ha risolto ben poco. Per portare i medici negli Amt «il compenso proposto è insufficiente per un’attività complessa e impegnativa come questa - dice il segretario della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) di Bergamo, Ivan Carrara -. Questo è uno dei motivi per cui l’adesione è stata così limitata. Stiamo parlando di 40 euro lordi l’ora senza rimborso delle spese sostenute, una cifra insufficiente e sicuramente non attrattiva. Oltre a ciò - continua - dobbiamo ricordare che quest’attività è rivolta a pazienti di cui non si conoscono anamnesi e storia clinica e di cui non c’è possibilità di accedere alla documentazione sanitaria pregressa se non tramite la documentazione portata dal paziente o l’eventuale consultazione del fascicolo sanitario, a oggi lunga e spesso infruttuosa visto che non tutti i referti sono disponibili».
«Inoltre - prosegue Carrara - i medici di famiglia hanno grossissime difficoltà a ritagliare ulteriore tempo nelle loro giornate per dedicarlo ad altre attività, visto il carico di lavoro. Ritengo che vada considerata l’assoluta necessità di coinvolgere quanti più colleghi disponibili, anche, se possibile, arruolandolo tra i medici in formazione specialistica, per garantire un servizio realmente funzionante e che possa rispondere, almeno parzialmente, ai bisogni dei cittadini rimasti senza medico».
Secondo i dati della Fp-Cgil aggiornati al mese scorso, sono 582 i medici di Medicina generale in servizio in Bergamasca, compresi quelli provvisori. Quando in realtà ne servirebbero quasi 770, dice il sindacato. «Dunque ne mancano all’appello circa 200», sottolinea il medico e coordinatrice del settore, Paola Nardis. (...)
I dirigenti responsabili di questo abuso d'ufficio rimangono dietro l'anonimato e impuniti. Mancano medici in Regione Lombardia? niente di più falso