Lavori e traffico

Caos in via San Tomaso de’ Calvi a Bergamo, trattative in corso

Con via San Bernardino chiusa, il Comune ha istituito nella strada perpendicolare il senso unico, facendo inalberare residenti e commercianti

Caos in via San Tomaso de’ Calvi a Bergamo, trattative in corso

Passano i giorni, ma i malumori non si spengono in via San Tomaso de’ Calvi, a Bergamo. Il nuovo senso unico, introdotto per “alleggerire il traffico” durante la chiusura del ponte ferroviario di San Bernardino, secondo i residenti ha avuto l’effetto opposto: ha ingolfato le strade e isolato il quartiere. E chi vive lì – esasperato da code, deviazioni e smog – ha deciso di alzare la voce, organizzando anche un’assemblea pubblica.

La riunione e la novità

Venerdì 31 ottobre, all’oratorio di San Tomaso de’ Calvi, si sono ritrovati in tanti: oltre ottanta persone tra residenti, commercianti e rappresentanti del quartiere. L’assemblea è stata l’occasione per mettere su carta un malcontento sentito dopo due settimane di traffico e disagi.

La misura, hanno spiegato gli abitanti durante la riunione, li ha «chiusi dentro»: per raggiungere alcune zone della città, adesso servono venti o trenta minuti in più tra semafori e deviazioni forzate. Molti hanno lamentato il fatto che il quartiere ora è rimasto isolato, costringendo gli automobilisti a lunghi giri fino a via Moroni o alla tangenziale per poter tornare a casa. Insomma, tempi di percorrenza raddoppiati e traffico costante in vie come Spino e Autostrada, già congestionate.

Il ponte di via San Tomaso de’ Calvi

A distanza di pochi giorni da quell’assemblea, qualcosa però si muove: l’assessore alla Mobilità Marco Berlanda si è infatti detto disposto a incontrare tre rappresentanti del comitato di quartiere, per ascoltare le proposte e cercare un punto d’incontro.

«Sempre meno clienti passano»

Un panettiere di via San Tomaso racconta una situazione ormai insostenibile: «Questo senso unico non piace a nessuno, blocca l’intero quartiere. È diventato un incubo, non solo per chi ci vive ma anche per chi lavora qui».

E aggiunge: «Per arrivare alla mia panetteria, i clienti devono fare giri assurdi. Alcuni mi hanno detto che per un po’ non verranno. Chi prima passava di qui al volo, ora rinuncia: non può permettersi di perdere un’ora per comprare una brioche. Così anche il fatturato (…)

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