La polemica

Cascina Ponchia, lettera del comitato al Comune: «Mattoni anteposti alle persone»

Dopo la replica di Valesini alla richiesta del Comitato di residenti (rendere disponibile alla comunità l'immobile), nuova mail alla Giunta Gori

Cascina Ponchia, lettera del comitato al Comune: «Mattoni anteposti alle persone»
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Il Comitato PonchiaOtto, composto da residenti del quartiere di Monterosso, ha scritto una lettera all'assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini, per chiedere un incontro con esponenti dell'Amministrazione in merito al recupero, a vantaggio della comunità, della Cascina Ponchia.

L'iniziativa è scattata in seguito a una richiesta avanzata dallo stesso Comitato al Comune: restituire l'immobile alla comunità. Il Comitato poneva anche all'attenzione i tempi lunghi per il recupero dell'immobile, in precedenza occupato da un collettivo e poi sgomberato dalle forze dell'ordine. Palazzo Frizzoni aveva spiegato che i tempi di realizzazione dell'intero progetto, chiamato "Spazi-ARE", in cui sono compresi altri immobili, sarebbero andati dal 2021 al 2027.

Non si era fatta attendere la replica di Valesini, in cui precisava che, in realtà, per la sola cascina i tempi di recupero erano previsti dal 2022 al 2024. «Un anno è passato dallo sgombero – scrive nella nuova lettera il Comitato all'assessore - e dato che nella Sua replica parla di 2022 come avvio lavori di recupero della Cascina, sembrerebbe che tutto stia procedendo per il verso giusto. Peccato però che non sia mai stata resa nota la destinazione dell’immobile, se non con un generico "sociale", peccato inoltre che l’Amministrazione di cui fa parte abbia negato qualsiasi possibilità di dialogo rispetto a essa, anche solo per dissipare i dubbi rispetto alle modalità di concessione e poi di gestione».

Un anno fa, quando il gruppo di cittadini si costituì ufficialmente, c'era stata la partecipazione alle reti di quartiere e al dibattito sul Piano di governo del territorio, che aveva portato a un primo, «timido passaggio» attraverso il dialogo con l'assessore alla Partecipazione e reti sociali, Giacomo Angeloni, a cui poi non avrebbe fatto seguito alcunché.

«Non capiamo perché sia stata negata questa possibilità ad un gruppo di residenti nel quartiere, vicini di casa della Cascina Ponchia, da parte di un’Amministrazione che ha fatto della partecipazione uno dei suoi tratti qualificanti».

«Ci piace pensare che le trasformazioni urbanistiche e le progettualità sociali possano essere davvero costruite attraverso la partecipazione e non calate dall’alto – continuano i membri del Comitato -. Questa è la nostra idea di città, idea che proviamo a portare nella quotidianità delle nostre relazioni sociali dentro al quartiere che viviamo. Ci preoccupa invece sapere che è ormai imminente un intervento di recupero senza che ne sia chiara la finalità, sembra quasi che i contenitori siano anteposti ai contenuti, i mattoni alle persone».

La richiesta di riconoscimento della Cascina quale bene comune, finalizzata a un utilizzo transitorio socio-culturale, inviata alla Giunta pochi giorni fa rappresenta quest'intenzione e ciò che viene chiesto è «un dibattito chiaro, pubblico e trasparente attorno al futuro della Cascina Ponchia nelle sedi che l’Amministrazione riterrà opportune».

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