Case di Comunità, all'Ats Bergamo tutti firmano la "lettera d'intenti". Tranne i medici
L'Ordine dei professionisti alla base della sanità del territorio non hanno partecipato. Sembra siano contrari a questa iniziativa
di Paolo Aresi
La lettera di intenti riguardante le Case di Comunità, nuova frontiera della sanità lombarda, è stata firmata dalle principali realtà coinvolte questa mattina (8 aprile) nella sede Ats in via Gallicciolli, a Bergamo: infermieri, tecnici di laboratorio, psicologi, Asst, Ats… manca una firma, molto pesante, quella dell’Ordine dei Medici.
La prima firma è stata quella dell’assessore regionale alla Salute (Welfare), Letizia Moratti, quindi quella del presidente dell’Ats di Bergamo, Massimo Giupponi. Poi gli altri, comprese le tre Asst, le aziende ospedaliere bergamasche, il Mario Negri, le associazioni di volontariato, i Comuni rappresentati dall’assemblea degli ambiti, di cui è presidente l’assessore di Bergamo ai Servizi sociali, Marcella Messina… Ma dell’Ordine dei medici, cioè dei grandi protagonisti della medicina sul territorio, nemmeno l’ombra. Pare che i medici non siano in sintonia con questa iniziativa, che la considerino di facciata.
Comunque, gli onori di casa li ha fatti Giupponi, che ha sottolineato l’importanza di questo nuovo strumento, ma soprattutto ha affermato che si tratta dell’occasione per rendere istituzionale la collaborazione tra figure diverse, dai medici agli infermieri, agli assistenti sociali, ai volontari. «Dobbiamo cominciare a ragionare considerando il “noi” e lasciando perdere “io”, perché dobbiamo compiere un salto culturale», ha detto.
Hanno poi preso la parola i direttori generali delle Asst che collaborano al progetto, Giuseppe Remuzzi del Mario Negri e Marcella Messina. Anche Claudia Terzi, assessore regionale alla Mobilità, che ha spiegato ai partecipanti il valore delle Case di Comunità.
Nel suo intervento, invece, Letizia Moratti ha annunciato che il quaranta per cento delle Case di Comunità dovrà essere pronto per la fine di quest’anno. I finanziamenti arrivano per 1,2 miliardi di euro dal Pnrr e per 800 milioni da fondi della Regione Lombardia. Che cosa faranno le Case di Comunità? Dovrebbero diventare un punto di riferimento per i cittadini, sia per problemi medici che per questioni di assistenza sociale. Il vero nodo sono i medici di medicina generale: in che relazione si porranno con le case di comunità? Come verrà attuata la collaborazione? È un punto fondamentale, altrimenti le Case rischiano di diventare una sorta di guardia medica a cui rivolgersi se non si trova il medico di base e per le situazioni di emergenza non grave.
L’assessore Moratti ha annunciato che la Regione sta contribuendo alla formazione di giovani medici di Medicina generale: per il gennaio 2025 ci saranno 1.582 nuovi medici, giovani, che potrebbero diventare decisivi per il buon funzionamento di queste strutture. Finora sono in funzionamento quelle situate in Borgo Palazzo (nell'ex ospedale psichiatrico), Calcinate e Gazzaniga. In un mese ha preso in carico 180 pazienti. Tanti, pochi? Presto per dire.