Ci saranno altri terremoti in Bergamasca? Sotto di noi c'è una faglia che preoccupa un po'
È una spaccatura della crosta terrestre che attraversa l’Isola e la media pianura per poi toccare Brescia e risalire la sponda ovest del Garda
di Angela Clerici
Marzia Albani è laureata in Geologia con una tesi in Geofisica: i terremoti sono la sua passione. Marzia ha 39 anni, abita a Grumello del Monte ed è una delle più importanti collaboratrici del parco scientifico e astronomico della Torre del Sole di Brembate Sopra.
Il terremoto di sabato 18 dicembre ha creato preoccupazione fra i bergamaschi.
«Paura no. Il terremoto di sabato ha avuto un grado del 3.9 della scala Richter, niente di grave. In realtà le scosse sono state due, una alle 11.34 con epicentro Bonate Sotto, l’altra Osio Sotto; quella di Osio è stata successiva di circa mezz’ora, ma debole, del 2.2 della scala Richter».
Che cosa è successo?
«Nella pianura bergamasca passa una faglia, cioè una frattura della crosta terrestre, di una certa importanza. Passa in diagonale, parte dalla Brianza, a nord di Monza, entra in territorio bergamasco sotto Trezzo, taglia l’Isola, tocca i territori di Arcene, Martinengo e Romano e poi transita a sud di Brescia per risalire lungo la sponda occidentale del lago di Garda».
Che cosa è una faglia?
«È una spaccatura. La pianura Padana è piatta e abbastanza uniforme, uno strato di depositi alluvionali per circa cinque, dieci chilometri di profondità. Ma sotto questi depositi di terra e sassi e fanghi portati dai fiumi c’è la parte superiore della crosta terrestre con le sue irregolarità, le sue “valli”, le sue “montagne”, i suoi movimenti. La nostra faglia è formata da un insieme di pieghe, come dire, di piccole valli”, non si tratta di un’unica grande frattura».
Che cosa rischiamo?
«Secondo la carta della pericolosità sismica nazionale vengono previste quattro categorie di pericolo. Bergamo è nella terza. La prima è quella più a rischio, la quarta dove il pericolo è più blando. Tuttavia nessuno è garantito dai terremoti perché la crosta terrestre è in movimento, le grandi zolle continentali scivolano sopra il magma del mantello superiore. Da milioni di anni il continente africano spinge verso nord-nord-est mentre la placca asiatica spinge verso nord. In Europa, la frattura principale corre sul bordo nord dell’Africa, investe la Sicilia, risale lungo gli Appennini e poi riguarda la linea appena sotto le Alpi, in Italia, per quindi scendere lungo le coste dalmate e greche, passa per l’Egeo e arriva in Turchia».
Bergamo è al livello 3. Ma lei diceva che esiste una frattura che passa a nord di Treviglio, nella nostra pianura.
«Sì, questa faglia potrebbe generare terremoti che, secondo i calcoli, potrebbero arrivare alla magnitudo 5.5 della scala Richter. Sarebbero movimenti tellurici molto seri, sebbene non catastrofici».
Che cosa accadrebbe?
«Lei pensi che in un terremoto di grado 4 è come se nell’epicentro si facessero esplodere quindici tonnellate di dinamite. Al grado 5.5 è come se scoppiassero 2.682 tonnellate di dinamite. Insomma, non ci sarebbe grave pericolo di crolli, ma qualche danno gli edifici potrebbero riportarlo. Insomma un gran colpo, in grado di creare molto spavento».
In passato, Bergamo ha subito terremoti?
«Certo, li ha avuti. Nel 1979 venne registrata una scossa del grado 4,5 della scala Richter, in città. Fu uno spavento. Ma se andiamo nel passato lontano, un terremoto forte si scatenò nel 1065. Il padre Donato Calvi nelle sue effemeridi, scritte nel XVII secolo, parla poi di un terremoto del Natale 1222 che provocò il crollo di un centinaio di case e di alcune torri: pare ci furono ottocento vittime. (...)