Cimitero di Bergamo: otto salme su dieci vengono cremate (è un cambiamento epocale)
Dietro questo cambio di rotta ci sono soprattutto ragioni economiche. Le ceneri vengono conservate nel cinerario, poche persone le portano a casa
Il Covid ha segnato un punto di non ritorno. «A Bergamo - dice Giacomo Angeloni, assessore ai Servizi cimiteriali - si effettuavano circa duemila sepolture all’anno e la cremazione era scelta dal 45-50 per cento delle persone, il resto si divideva equamente fra i loculi e la terra. Il 2020, l’anno orribile della pandemia, è stato uno spartiacque e da allora le cremazioni sono salite a circa l’80 per cento, il restante viene sepolto nella terra. I loculi non li sceglie più nessuno, sono scesi al 4 per cento. In sostanza, la cremazione è diventata mentalità comune, una soluzione considerata normale».
Sono circa novemila le cremazioni che vengono eseguite ogni anno al forno di Bergamo, l’unico in tutta la provincia. I numeri si riferiscono sia ai cadaveri sia ai resti delle persone esumate, in tutto circa 25 al giorno.
Per poter far fronte alla domanda, il Comune di Bergamo ha chiesto alla Regione il raddoppio dell’impianto, ma si dovrà attendere il prossimo bando per avere una risposta sicura.
Intanto, però, il piano cimiteriale approvato a settembre da Palazzo Frizzoni prevede l’ampliamento del forno crematorio. E l’assessore ai Lavori Pubblici, Marco Brembilla, sta già realizzando una strada al confine col cimitero che darà la possibilità di accedere direttamente al forno. Così facendo, i carri funebri che arrivano da tutti i paesi della Bergamasca non saranno più vincolati agli orari di apertura del cimitero.
La cremazione come scelta normale, dunque. E ciò è dovuto a diversi fattori, culturali ed economici. Una tendenza che si è imposta velocemente in tutta Europa, basti dire che già da cinque anni Germania e Inghilterra, e adesso anche Svizzera, Francia e Spagna renderanno obbligatoria la cremazione come metodo principale di sepoltura: «Arriveremo lì anche noi», prevede Angeloni.
Si potrebbe discutere se questa soluzione sia la più rispettosa di quanti hanno vissuto prima di noi, ma di certo è la meno impattante, la più “pulita” e, soprattutto, la meno costosa (...)