«sia un bene condiviso»

Comitato PonchiaOtto, il nuovo appello al Comune: «La Cascina sia del quartiere»

I residenti denunciano però come Palazzo Frizzoni negli ultimi quattro mesi si sia sottratto al dialogo: «Assenza di qualunque risposta da parte dell’istituzione»

Comitato PonchiaOtto, il nuovo appello al Comune: «La Cascina sia del quartiere»
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La Cascina Ponchia, abbandonata all’incuria dopo lo sgombero avvenuto a ottobre del 2020, deve tornare ad essere un bene comune per il quartiere di Monterosso, un luogo «governato da forme di partecipazione diretta e inclusiva».

La richiesta è stata avanzata dal Comitato PonchiaOtto al Comune di Bergamo a distanza di un anno dallo sgombero. Da quel momento i residenti di Monterosso hanno preso parte alla rete sociale del quartiere e hanno anche rispettato i dettami del regolamento dei beni comuni per avanzare la propria domanda, dicendosi disponibili a un patto di collaborazione con l’Amministrazione.

Un dialogo al quale, però, Palazzo Frizzoni si sarebbe fino a questo momento sottratto. «Il 6 gennaio sono passati i novanta giorni di rito che il regolamento prevede per l’esame della domanda e la conseguente risposta – sottolineano i cittadini -. Ci piacerebbe poter annunciare che un dialogo è stato aperto. Siamo invece increduli nel dover raccontare che, nonostante i solleciti e la disponibilità manifestata, il comitato ha semplicemente preso atto dell’assenza di qualunque risposta da parte dell’istituzione».

Il Comitato, ribadendo di ritenere non percorribile la strada tracciata per il futuro della Ponchia, pone una serie di interrogativi al Comune di Bergamo. Ad esempio perchè ci si ostini a perseguire una ristrutturazione invasiva che rischia di snaturare il luogo esponendolo a una condizione di disuso o sottoutilizzo, oppure perchè non porre come principio delle riflessioni la funzione storicamente assunta dalla cascina, legata alla dimensione aggregativa.

«Perchè non utilizzare i finanziamenti europei virtuosamente raccolti da parte degli uffici comunali per un intervento di messa in sicurezza basilare – si chiedono i cittadini -, che permetta di rendere fruibile lo spazio in tempi brevi e che permetta alle funzioni che si evidenzieranno più riuscite di trasformarlo nel tempo? Perchè impedire a un territorio, che da sempre è fucina d’innovazione sociale, di sviluppare pratiche spontanee lasciando che sia il cittadino promotore, gestore nonché decisore dei processi?».

Per riqualificare la Cascina Ponchia, secondo i residenti, basterebbe che Palazzo Frizzoni seguisse poche e semplici linee guida: promuovere nuove formule di socialità, partecipazione e condivisione degli spazi e aprire l’immobile al territorio «invece che legarlo a una concessione finanziaria a fronte di un servizio la cui necessità non è nemmeno ben identificata».

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