Commemorazione di Rovetta, il Comitato Martiri: «Nessuna apologia di fascismo»
I comitati antifascisti hanno chiesto che la manifestazione fosse annullata perché fascista. La risposta: «Vogliono negare un fatto storico che vede i partigiani come carnefici»
«Nessun revisionismo storico. La commemorazione si farà». È netta la replica del Comitato Martiri di Rovetta alle critiche lanciate dal Coordinamento antifascista del Sebino e delle Valli bergamasche e bresciane dal Comitato antifascista e antirazzista Seriano.
«In merito all'ennesima polemica dei comitati antifascisti inerente la commemorazione delle vittime della strage di Rovetta – aggiunge la nota -, ci teniamo a sottolineare che non si tratta affatto di revisionismo storico, ma di una commemorazione per rendere omaggio a 43 giovani tra i 14 e i 22 anni che sono stati ingiustamente trucidati».
Cosa è successo
Entrambi i comitati antifascisti, nei giorni scorsi, hanno chiesto al prefetto, al questore e ai sindaci di Rovetta e Lovere che la manifestazione venisse annullata.
L’intervento delle forze dell’ordine, a loro giudizio, sarebbe opportuno visto che la commemorazione, in passato, ha assunto chiari connotati di propaganda, potendo quindi rientrare nel perimetro stabilito dal reato di apologia di fascismo. Accuse che però il Comitato Martiri di Rovetta rigetta al mittente.
«Come ogni anno i comitati antifascisti creano allarmismo inutile con la solita solfa dell'apologia del fascismo – si legge nel comunicato stampa -. In realtà il loro unico obiettivo è quello di creare tensione e di negare un fatto storico che vede i partigiani come carnefici. Dunque, chi vuole fare del revisionismo storico non siamo di certo noi. Il nostro unico scopo è quello di rendere omaggio a 43 militi che nonostante la resa di tutte le forze armate e nonostante la deposizione delle armi, furono fucilati dai partigiani presso il muro del cimitero di Rovetta».
Dal canto loro, i movimenti antifascisti hanno sottolineato più volte la presenza di bandiere nere, tricolori della Repubblica sociale italiana e che la messa, officiata da un prete scomunicato dal Vaticano, aveva connotati chiaramente riconducibili al Ventennio.
«Siamo consapevoli del fatto che ricordare una strage simile possa destare fastidio a chi vuole imporre una visione della storia a senso unico – conclude il Comitato dei Martiti -, cancellando ogni orrore commesso. Non saranno queste sterili polemiche ad impedirci di omaggiare le vittime della strage di Rovetta».