Comprensorio unico Colere-Lizzola, anche il Cai Valle di Scalve dice no
Il consiglio direttivo si è detto contrario al progetto, previsto per il 2026, avanzando «proposte di frequentazione lenta e leggera»
Anche il consiglio direttivo della sottosezione Cai Valle di Scalve si schiera contro il progetto del comprensorio sciistico che dovrebbe unire, dal 2026, Colere e Lizzola, affiancando la petizione (che ha superato le cinquemila firme) lanciata qualche giorno fa.
«In premessa sottolineiamo che siamo abitanti del territorio, da tempo impegnati in molteplici iniziative - si legge in apertura del comunicato diffuso -. Infine, siamo il gruppo che ha dato vita nell'aprile 2023 al cammino d La Via Decia. Lo scriviamo per dimostrare la nostra apertura al turismo come risorsa per l'economia del territorio».
«All'unanimità - prosegue - esprimiamo la nostra contrarietà al progetto del comprensorio sciistico, per una questione di carattere culturale». «Al netto» di impatto ambientale, «preziosità» dell'area urbanistica coinvolta, costi in termini di risorse economiche («in larga parte pubbliche) e naturali, reali necessità delle comunità che abitano la montagna e riflesso sulle già «fragili» infrastrutture viarie, «crediamo che la questione riguardi anzitutto la visione di futuro che insieme vogliamo elaborare per i nostri territori».
«Perché non frequentazione lenta e leggera?»
«Siamo convinti che l'unica possibilità che abbiamo di valorizzare il nostro patrimonio sia quello di deturparlo in maniera irreversibile per adeguarlo a un modello di turismo che ancora declina il rapporto fra uomo e natura pressoché solo in termini di consumo?». È la considerazione del Cai Valle di Scalve, che avanza piuttosto «proposte di frequentazione lenta e leggera, fatte di scoperte e anche di incontro con gli abitanti del luogo».
Bagni in foresta, yoga, incontri con autori, esperienze musicali e di scrittura, di ricerca personale, percorsi formativi outdoor, valorizzazione della pratica dell'alpinismo e dello scialpinismo, cammini, trekking tematici anche guidati, percorsi per mountain bike e bici elettriche, valorizzazione delle produzioni agroalimentari, recupero di strutture abbandonate: queste alcune delle idee proposte.
«Perché nel 2025 ancora riteniamo che l'unica nostra salvezza sia adeguarci a quel modello del "consumare finché si può" estendendo anche in alta quota quelle stesse forme del vivere che, dentro i grandi centri urbani, già mostrano la corda e alimentano in molte persone il desiderio di un ritorno a forme del vivere più umane?», aggiunge il Cai.
«Quella del comprensorio - conclude Domenico Belingheri, presidente - è un'idea progettuale vecchia di trenta o quarant'anni, quando molte delle consapevolezze che oggi stiamo maturando, ancora troppo lentamente, non erano ancora di pubblica evidenza. Oggi abbiamo gli strumenti per qualche cosa di più ambizioso e lungimirante. Da costruire insieme».
Il CAI ritiene le montagne il suo parco giochi, escludendno tutti coloro che invece, vorrebbero viverci. Per viverci però, occore economia, che si fa anche sul turismo e i comprensori sciistici. IL CAI (club anziani intolleranti), non ha mai detto una parola sui comprensori del Trentino, del Sud Tirolo, della Valle d'Aosta e di tanti altri luoghi che invece esalta per la natura, per i percorsi (tutti con i nostri soldi, vista l'autonomia che hanno e che nega ai lombardi), come mai? Non sono state colate di cemmento anche quelle, come i loro rifugi, anche nella bergamasca? Ovvio che preferiscono che gli abitanti, uno alla volta, scappino per poter lavorare e vivere, facendo restare solo orsi, lupi, cervi e cinghiali, sulle nostre montagne, e loro a giocarci. Ridicoli, come tutti gli altri oppositori ai progetti in montagna, Tutti incittà a perstarci i piedi l'un l'altro, via i montanri dai monti, certo.
Al CAI Schilpario, direi di uscire dalle pie illusioni iniziando a sistemare e segnare i sentieri, predisponendo i percorsi che citano in quanto non ve ne è traccia evidente in Valle. Esempio ne sono i percorsi per le ciaspole.... Poi che in un'offerta complessiva servano anche le esperienze olististiche è corretto. Non devono essere però le sole. Un ultimo appunto, tutte le iniziative proposte sono legate alla pratica escursionistica giornaliera. Il Turismo si fa con le strutture ricettive e, mi sembra che in Valle manchino o siano poco adeguate agli standard attuali.
Chi ama la montagna non può che essere contro le colate di cemento in alta quota distruggendo zone finora rimaste naturali! Personalmente preferisco ascoltare le marmotte agli altoparlanti con la musica a 2000 m. Ma è possibile che deve essere tutto e sempre business a qualsiasi costo per insaziabile fame di soldi? Dove vogliamo arrivare?
"Bagni in foresta, yoga, incontri con autori, esperienze musicali e di scrittura, di ricerca personale, percorsi formativi outdoor, valorizzazione della pratica dell'alpinismo e dello scialpinismo, cammini, trekking tematici anche guidati, percorsi per mountain bike e bici elettriche, valorizzazione delle produzioni agroalimentari, recupero di strutture abbandonate" ...scusate eh....ma se avete così tante idee per rilanciare il turismo nelle valli....perchè finora non avete fatto nulla di tutto ciò?? Speriamo che questo comprensorio veda la luce, è un'opportunità fantastica per la valle (opportunità evidentemente non colta....)