L'allarme

Covid, il Cts regionale teme la quarta ondata (ma non tiene conto delle vaccinazioni)

Secondo gli esperti, con questi numeri e le riaperture a fine maggio ci risiamo. Ma tutto dipende dalla campagna vaccinale. Servono ancora attenzione e pazienza

Covid, il Cts regionale teme la quarta ondata (ma non tiene conto delle vaccinazioni)
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di Andrea Rossetti

«A sentir loro, pare che ci risiamo». Il laconico commento arriva da Palazzo Lombardia. E quel «loro» è riferito ai membri del Comitato tecnico scientifico regionale, che, a inizio settimana, hanno incontrato in videoconferenza tutti i responsabili territoriali della Sanità lombarda per fare il punto della situazione. Il quadro offerto dai membri del Cts è preoccupante: con questi numeri e con le riaperture, la quarta ondata è dietro l’angolo.

L’ombra della quarta ondata

Non si tratta di una valutazione nuova. Martedì 27 aprile, infatti, il microbiologo Andrea Crisanti, in un’intervista a La Stampa, ha praticamente dipinto lo stesso scenario: «Di questo passo, è assai probabile pensare che a fine maggio ci sarà un’altra ondata», ha detto il professore.

E appena 24 ore prima Il Fatto Quotidiano aveva reso noto uno studio, redatto dall’epidemiologo Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler e inviato al Cts nazionale, nel quale si dice la stessa cosa. Ovvero che riaprire con i numeri attuali significa andare quasi sicuramente incontro a una nuova ascesa dell’indice Rt e, dunque, rischiare una quarta ondata.

La variabile delle vaccinazioni

C’è però una variabile che lo studio della Fondazione Kessler, così come il Cts lombardo, non hanno preso in considerazione. E non per una dimenticanza, ma perché valutarne il reale impatto è, al momento, difficile. Stiamo parlando della campagna vaccinale.

Stimare quale impatto possano avere le vaccinazioni su una situazione in cui il virus circola ancora molto e il tracciamento è praticamente impossibile (è fattibile solo con un’incidenza di casi settimanali ogni centomila abitanti pari a 50, mentre l’Italia è attorno a 150) non è semplice. Dipende da molti fattori ancora non noti, quale ad esempio la capacità delle varianti attualmente in circolazione di “aggirare” la protezione vaccinale, o comunque ridurne l’efficacia.

La campagna corre

In ogni caso, anche Crisanti ha spiegato che «il ritmo della vaccinazione» potrà influire sulla «intensità di un’evitabile ulteriore ondata» e lo stesso Governo ha introdotto come parametro di valutazione settimanale della situazione epidemiologica l’andamento della campagna vaccinale. In altre parole, le riaperture potranno progredire (o forse sarebbe meglio dire rimanere) solo a patto che le somministrazioni procedano spedite.

Non stupisce, dunque, che proprio in quest’ultima settimana la Lombardia abbia dato un’accelerata importante ai propri numeri, arrivando a ridosso delle centomila vaccinazioni al giorno. Una quota fondamentale se, a livello nazionale, si vogliono finalmente toccare le cinquecentomila somministrazioni quotidiane.

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