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Diatribe e parenti in lotta: il delicato lavoro dei mediatori, che li fanno riabbracciare

Non sono giudici, non emettono sentenze, ma promuovono accordi il cui valore equivale a una sentenza. Nati per alleggerire i tribunali

Diatribe e parenti in lotta: il delicato lavoro dei mediatori, che li fanno riabbracciare
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di Paolo Aresi

«Siamo mediatori: cerchiamo di mettere d’accordo persone che per un diritto di passaggio o per un’eredità non soltanto non si parlano, ma hanno bloccato una situazione, a volte da anni. Non siamo giudici: chi viene da noi non avrà quindi una sentenza, ma firmerà un accordo consensuale con l’altra parte, il cui valore però equivale a una sentenza».

Sonia Corna è una delle mediatrici che lavorano a Bergamo. L’Istituto di Mediazione è stato introdotto nel 2010 nel nostro ordinamento: tra gli scopi anche quello di alleggerire i tribunali, di evitare che certi conflitti divengano delle cause giudiziarie civili di cui i nostri uffici sono oberati.

Sonia Corna è iscritta a due organismi di mediazione, ogni ente deve essere depositato nel registro apposito del ministero della Giustizia. Con lei abbiamo cercato di capire che cosa sia la figura del mediatore.

Ci spieghi chi siete...

«Esattamente siamo definiti “mediaconciliatori” per non confonderci con i mediatori commerciali o finanziari. Dobbiamo essere iscritti a un “organismo di mediazione”, in Italia ce ne sono diversi, che accolgono nella loro struttura un certo numero di professionisti. Dobbiamo avere requisiti di onorabilità, professionalità, capacità. Bisogna essere dotati di un titolo di studio minimo di laurea triennale. Io, per esempio, ho una laurea magistrale in Economia e commercio, ma ho sempre coltivato una passione per le materie giuridiche. Dieci anni fa ho seguito un corso di formazione, superato l’esame finale e ho ottenuto la qualifica di mediatrice presso un organismo di mediazione che mi ha affidato l’incarico. Ogni due anni viene effettuato un aggiornamento, pena la cancellazione dal registro».

Ma di che cosa vi occupate?

«La mediazione è obbligatoria, prima di passare eventualmente al giudizio, per i diritti reali (proprietà, patrimonio, servitù, usucapione), per le questioni condominiali, per problemi di locazione, diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, le successioni ereditarie, i patti di famiglia...».

Che cosa sono i patti di famiglia?

«Faccio un esempio, hai due figli e un’azienda. Un figlio è un incapace, l’altro è bravissimo, e allora che cosa fai con la successione? Si cercano accordi, si fa un patto di famiglia, ma evidentemente spesso è necessaria una mediazione».

Il mediatore non emette sentenze, quindi, ma aiuta a trovare un accordo bonario tra le parti.

«Esatto, infatti il mediatore deve cercare di essere empatico, deve catturare la fiducia delle parti (...)

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