Commenti su: Dormire in rifugio gratis: l'iniziativa del Cai Lombardia per i giovani fino ai sedici anni

Carlo

Penso che sarebbe anche una bella cosa, ma state tutti sereni nessun rischio per chi non è del giro! Le iscrizioni aprivano stamattina e potevi accedere dopo aver sentito il rifugio dove volevi andare. Alle 8:00 erano già esauriti i fondi in quanto le iscrizioni sembra fossero aperte già da qualche giorno, evidentemente per chi lo sapeva da qualche amico. Complimenti al CAI! Una iniziativa meravigliosa che stimola tutti i "non amici" a mandarli a quel paese.

Danilo Aluvisetti

Sottoscrivo quanto dice Daniele R. Il 27 cm.

Daniele R.

Il concetto che intendevo esprimere con il mio primo commento è che il rifugio non dovrebbe essere un'esperienza fine a se stessa, ma finalizzata ad un reale progetto d'accensione. Iniziamo ad organizzare una salita, servono due giorni e c'è un rifugio? Tanto meglio! Utilizzeremo il rifugio come punto d'appoggio per pernottare e rifocillarci. Il pericolo insito in questa iniziativa è vedere il rifugio come meta sistematica, un punto d'arrivo, un'esperienza che si ferma lì, ovvero una interpretazione consumistica del "rifugio"; interpretazione che sta arrecando danno alla montagna. Basta guardarsi attorno: una quantità di fruitori della montagna come in questi ultimi anni non s'era mai vista prima; quindi? Quindi i sentieri diventano strade, gli slarghi diventano parcheggi, il minestrone del rifugio diventa un menù gourmet, rifugi che offrono docce, birra alla spina, pranzi e cene con menù alla carta, ecc... La bombola di gas portata ad inizio stagione non basta più, serve un bombolone GPL e continui approvvigionamenti; se prima bastava un carico sulle spalle adesso serve la jeep, prima c'era un sentiero adesso una strada per portare tutte quelle cose per far funzionare i servizi per i turisti, ecc.... Certo, esistono le eccezioni, ma la stragrande maggioranza dei frequentatori dei rifugi, ora, vanno al rifugio perché è di moda e perché può contare su vari servizi che snaturano l'essenza del rifugio. Complice di questo cambiamento è anche il fatto che i rifugi vengono dati in gestione a chi ha un'idea di business, e non a chi ha veramente una "vocazione". Una volta, fare il rifugiata, voleva dire essere "il custode della montagna"; ora vuol dire sfruttare la montagna e i suoi frequentatori per trarne guadagno. So di essere piuttosto radicale, ma questo è quello che vedo. Saluti Daniele R.

Cristina Castiglioni

Io credo che invece sia un bel modo per consentire anche ai piccoli di godersi l'esperienza del rifugio. Sia io sia mio marito siamo alpinisti e abbiamo un approccio consapevole alla montagna e non credo che tutti i genitori con figli siano sprovveduti e ne approfittino solo per non pagare. Credo sia un segno che vuole responsabilizzare e fare crescere nuove generazioni di appassionati consapevoli: in rifugio si impara molto, grazie al confronto e alle chiacchiere con altri escursionisti/alpinisti. Le storie e l'atmosfera che si respirano sono magiche ed é bello che anche i ragazzi possano approcciarvisi con più facilità

Maria Teresa Solivani

Sono d'accordo con Daniele, la montagna è molto fragile, con queste iniziative si rischia veramente di favorire il turismo massivo mentre invece i rifugi dovrebbero essere d'aiuto e d'appoggio per alpinisti ed escursionisti che conoscono le montagne.... non trasformiamo i rifugi in hotel !!!

Daniele R.

Iniziativa rischiosa! Il pericolo è che passi l'idea che i rifugi siano strutture di ricezione e mete fini a se stesse. I rifugi sono e devono restare un punto d'appoggio per gli alpinisti impegnati nelle ascensioni. La montagna è un ecosistema fragile, per preservarlo serve una frequentazione consapevole e "critica". Bisogna assolutamente evitare che siano i rifugi stessi, con i loro servizi, ad attirare i turisti; turisti che senza i rifugi, in montagna non ci andrebbero, con grande beneficio per la montagna stessa.