Duro attacco della Lav Bergamo al progetto "DottorVet": «Il Comune prenda le distanze»
L'associazione animalista chiede a Palazzo Frizzoni di non partecipare all'iniziativa di Ats e veterinari nelle scuole e agli insegnanti di boicottarla
In foto, le criticità di alcuni allevamenti italiani denunciati dalla Lav in Lombardia e mostrati dai tg Rai
«Ma quale sicurezza alimentare? Quale nuova consapevolezza? Quale benessere animale?». La Lav di Bergamo, con il suo referente Donato Ceci, non ha particolarmente gradito (eufemismo) DottorVet, l'iniziativa dei medici veterinari e di Ats per spiegare nelle scuole il ruolo dei professionisti e la tutela dell'agroalimentare.
Il progetto di veterinari e Ats
Presentato a febbraio scorso e patrocinato da Comune, Provincia e Regione, oltre che da Coldiretti e diverse associazioni e aziende del territorio, il progetto è rivolto ai ragazzi delle medie. I veterinari, insieme ad alcune aziende del territorio, sono già entrati in classe (si è cominciato a marzo e si andrà avanti anche nell'anno scolastico 2024-2025) per spiegare il loro ruolo e come funziona la filiera agroalimentare.
Per la Lav, tuttavia, ciò sarebbe un tentativo di rilanciare i prodotti zootecnici «in netto contrasto con le terribili cronache che pullulano in rete e in tv e mette sullo stesso piano le cure prestate dai veterinari agli animali d’affezione con il trattamento riservato agli animali che vengono sfruttati, tutti i giorni, negli allevamenti».
Le criticità di alcuni allevamenti italiani
Quella dell'associazione animalista, come si può intuire già da questa dichiarazione, è una vera e propria «censura a tutto campo» delle intenzioni a loro dire di pubblicizzare i prodotti degli allevamenti del territorio, «attraverso le rassicurazioni del personale addetto ai controlli sanitari».
Il tutto «a pochi mesi dalle nefandezze mostrate dal film documentario Food for Profit, che ha letteralmente spopolato in tutte le sale d’Italia, e prima a più riprese anche da altre trasmissioni autorevoli come Indovina chi viene a cena, Report e Carta Bianca, che hanno mostrato le condizioni miserabili in cui versano gli animali negli allevamenti italiani, in un sodalizio tacito ma molto spesso fattuale fra produttori ed enti deputati al controllo».
Le condizioni dei lavoratori e la peste suina
A fare le spese di dinamiche ritenute sbagliate di questo settore economico, secondo l'associazione, sono anche i lavoratori deputati a determinate mansioni che, a loro parere, nessun altro vorrebbe mai fare. Per esempio, tra le attività elencate dalla Lav, ci sono quelle di portare vitelli e altri animali nati da poco al macello, infilare un braccio nell'intestino delle mucche per effettuare l'inseminazione, eseguire castrazioni sui cuccioli di suini, triturare i pulcini maschi scartati durante la selezione e bruciare le corna dei bovini. Tutti lavori svolti per loro dai membri più vulnerabili della società.
Critiche sono arrivate anche per la gestione della peste suina africana: «Sono gravissime le mancanze dei controlli di biosicurezza da parte di Ats, come anche il non rispetto dei protocolli di abbattimento (re. 1099 del 2009) attuato con la motivazione delle macellazioni d’urgenza». La Lav ha quindi annunciato una campagna social contro questa impostazione e la proiezione al cinema del film Cuori liberi, con l'obiettivo di «mostrare la totale assenza di pietà in nome della salvaguardia del patrimonio zootecnico privato».
Chiesta la presa di distanze
Dall'associazione hanno poi concluso con un invito a Palazzo Frizzoni a prendere le distanze dall'iniziativa e agli insegnanti a non aderire al progetto: «Non riteniamo decoroso per Bergamo partecipare a questo genere di iniziative promozionali a danno di ragazzi giovanissimi, pronti ad assimilare la normalizzazione dell’abuso di altri esseri senzienti a fini di profitto, che viene fatto passare come un’operazione di cura. Ai docenti delle scuole secondarie di primo grado, invece, chiediamo di boicottare l’iniziativa, scegliendo fonti più autorevoli e meno di parte».