Filopalestinesi accampati in Sant'Agostino, vogliono che l'Università chiuda le collaborazioni con Israele
I gruppi di giovani e studenti hanno raccolto l'appello da Gaza e si sono uniti alle proteste americane e in varie parti del mondo
Le tende le hanno piazzate nel prato della sede di Sant'Agostino: è cominciata oggi pomeriggio (lunedì 13 maggio), alle 14.30 all'Università di Bergamo, la "Acampada-Intifada studentesca", organizzata dai gruppi filopalestinesi per protestare contro l'operazione militare nella Striscia di Gaza e chiedere la chiusura delle collaborazioni dell'Ateneo con le realtà israeliane.
L'iniziativa è firmata da Unibgforpalestine, GiovanipalestinesiBergamo, CollettivaRiot, centro sociale Pacì Paciana, FridaysforfutureBergamo, Lep e tutti gli altri collettivi solidali di Bergamo. La giornata si è aperta con un'assemblea pubblica, dopo aver creato una sorta di accampamento sull'erba della facoltà di Scienze umane e sociali dell'UniBg, ma il calendario con i vari interventi si estenderà fino a domani.
Raccolto l'appello dell'università di Birzeit
«Nel corso di questi mesi, sono stati uccisi più di cento accademici, 4.500 studenti, 250 insegnanti e più di trecento scuole sono state danneggiate o distrutte - hanno spiegato i manifestanti -. Tutte le università della Striscia di Gaza sono state rase al suolo. A oggi Israele ha ucciso più di 35.000 persone e continua a mietere vittime».
I collettivi insistono del definire l’invasione via terra di Rafah «l’ultimo step del progetto di pulizia etnica che va avanti da più di 75 anni e noi non possiamo fare altro che opporci in ogni modo e con tutte le nostre forze a questo progetto genocida». Come studenti di Bergamo hanno raccolto l’appello dell’università di Birzeit, in Palestina, imitando quelli negli Stati Uniti e in varie parti del mondo.
«Da mesi - hanno affermato - ci stiamo mobilitando per denunciare la complicità della nostra università con il sistema coloniale israeliano e le sue pratiche fasciste, ma come risposta abbiamo ottenuto solamente un muro di indifferenza e ipocrisia».
Le richieste dei protestanti
I gruppi hanno quindi ribadito le richieste già fatte nei mesi scorsi al Governo e alle università italiane: nello specifico, pretendono che condannino le azioni militari di Israele e gli tolgano qualsiasi tipo di appoggio, agli atenei chiedono di denunciare l’aggressione militare israeliana in corso nella Striscia, esprimere solidarietà alla popolazione palestinese e fornirle assistenza con tutti i mezzi possibili, ma anche lo stralcio di tutti gli accordi con atenei e aziende israeliane, oltre che quelli con imprese come Eni e Leonardo.
Al Governo si domanda la risoluzione immediata dell'Accordo di cooperazione nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico tra Italia e Israele, siglato nel 2000. Si chiede inoltre l'istituzione di un fondo per sostenere studenti, ricercatori e docenti palestinesi, affinché possano continuare a svolgere la propria attività accademica in enti di ricerca italiani. All’Università di Bergamo, nel dettaglio, hanno domandato la rescissione di tutti gli accordi con l’università di Bar Ilan, Hebrew University of Jerusalem e con l’Ort Braude College, oltre che con Leonardo, con la quale si è firmato un memorandum.
La mozione di UniBg per il cessate il fuoco
Intanto, nel pomeriggio di oggi l'Università ha reso noto che, nella seduta odierna del Senato Accademico, ha approvato all’unanimità una mozione sulla tragica situazione relativa al conflitto in Medio Oriente nella quale «si unisce a tutti gli appelli al cessate il fuoco immediato per porre fine al conflitto, la liberazione degli ostaggi israeliani e dei detenuti palestinesi e dare la possibilità alla comunità internazionale e all'Onu di affrontare al meglio la crisi umanitaria a Gaza». L’Ateneo orobico «si impegna fattivamente nella raccolta di generi di prima necessità per i sopravvissuti di Gaza, attivare accordi bilaterali con le università palestinesi per poter offrire mezzi per proseguire il percorso di studio tramite l’erogazione di borse di studio e corsi di didattica in remoto».
Il rettore Sergio Cavalieri ha poi spiegato che «l’Università di Bergamo è stata sempre convinta che ciò non può che avvenire mediante un’azione di diplomazia scientifica rappresentata da iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione. Proprio in quest’ottica, si sono ospitate conferenze e momenti di riflessione organizzate sia dai docenti che dalla rappresentanza studentesca affinché si verificassero occasioni di scambio e dialogo. La mozione è l’esito di un lavoro di sintesi che unisce, da un lato, contenuti riportati in una lettera firmata da un gruppo di docenti e personale tecnico-amministrativo presentata nel Senato Accademico dello scorso marzo; dall’altro, richieste avanzate dalla Consulta degli studenti e delle studentesse con la quale abbiamo svolto svariati incontri di dialogo e scambio proficui: l’approvazione del testo della mozione si configura come il risultato di un dialogo instauratosi in queste settimane tra l’Ateneo e i suoi studenti e studentesse».
La gente ha la memoria cortissima sig. Andrea, non sa praticamente nulla della questione mediorientale.
Nonostante i media mainstream cerchino in tutti i modi di nasconderlo, la gente sa benissimo chi ha torto e chi ha ragione.
Sia più chiara sig.ra Elena: a quali tragedie fa riferimento? Perché l’uccisione indiscriminata dei palestinesi è sicuramente una tragedia. Ma non mi sembra che questi “studenti” si siano presi a cuore l’uccisione indiscriminata di vecchi, donne e bambini del popolo ucraino, con tanto fervore.
Perché sarebbero antisemiti? Sa cosa vuol dire questo termine? E voi dove eravate quando succedevano queste tragedie? Cosa avete fatto per denunciarle?
Perfettamente d'accordo con lei, Sig. Marco. Comportandosi così questi pseudo studenti si dimostrano solo anti semiti. Dei 12.000 missili sparati su Israele che ci dicono?