Gli speleologi di Progetto Sebino a caccia di animali nell'abisso del Bueno Fonteno
L'obiettivo della ricerca è studiare e catalogare insetti, aracnidi e crostacei che si sono evoluti in quell'ambiente
Foto dalla pagina Facebook di "Progetto Sebino"
Partito il progetto di monitoraggio biospeleogico del Bueno Fonteno-Buena Vida di Fonteno: l'obiettivo è studiare le specie che si sono sviluppate all'interno dell'abisso e - questa la speranza - magari scoprirne di uniche, che vivono solo in quel posto. La ricerca è finanziata da Uniacque, nel contesto di una mappatura idrogeologica dei sistemi carsici, per tracciare il percorso di corsi d'acqua e sorgenti sotterranee.
I dettagli della ricerca
La ricerca, come riporta oggi (lunedì 28 agosto) L'Eco di Bergamo, è portata avanti dagli speleologi di Progetto Sebino, che l'hanno chiamata "Salsa rosa", prendendo spunto dalla scoperta, in una zona di quelle grotte, di crostacei del genere Monolistra. Sabato scorso (26 agosto) il vicepresidente del progetto, Filippomaria Cassarino di Solto Collina, è entrato nel Bueno Fonteno insieme al presidente della scuola Cai di Lovere di speleologia Alberto Consoli, a Francesco Rota, di Zurigo ma originario di Clusone, e Davide Leri di Piario.
Come spiegato da Cassarino - 22 anni e una laurea in Scienze naturali - sempre a L'Eco, hanno catturato alcuni animali con l'ausilio di trappole a caduta o a esche libere. In seguito le specie collezionate (coleotteri, miriapodi e collemboli) sono stati conservati in una soluzione al 75 per cento di alcol, per venire inviati a degli esperti per lo studio e la classificazione.
Specie evolute in grotta
Nel caso specifico, si sta cercando di recuperare i troglobi, ovvero quegli animali che vivono esclusivamente in grotta (tassi e pipistrelli, per esempio, non vi appartengono perché la utilizzano solo come rifugio). Si tratta di specie molto particolari, che evolvendosi in un ambiente buio e freddo, con poco cibo, adesso sono sprovvisti di occhi e sono di colore bianco, quando non addirittura semitrasparenti. Di solito si trovano esemplari di insetti, aracnidi o crostacei.
Nel 2011 era stato effettuato uno studio simile, nel quale si erano classificate una quindicina di specie, sebbene non tutte in maniera specifica. Si sta ora quindi cercando di inquadrarle in maniera più precisa, provando al tempo stesso a individuarne di nuove. In questo modo, si potrebbe anche valorizzare ancor di più il territorio e offrirgli una maggiore tutela.