Grande caldo, solo un lieve aumento degli accessi ai Pronto soccorso bergamaschi
Il dottor Zucchi, responsabile del Servizio epidemiologico di Ats Bergamo, ha fatto il punto della situazione e dato importanti consigli

di Clara Scarpellini
Il caldo è arrivato anche a Bergamo, ma per ora senza conseguenze serie sul fronte sanitario. A dirlo è un’analisi condotta dal Servizio epidemiologico di Ats Bergamo, che da gennaio tiene monitorato il rapporto tra temperature giornaliere e accessi ai pronto soccorso della provincia. Un monitoraggio costante, che nelle ultime settimane si è concentrato in particolare sul periodo dal 1° giugno al 2 luglio.
«In questo periodo estivo abbiamo registrato una media stabile di 1.072 accessi giornalieri nei Pronto soccorso della provincia. Nessun picco legato al caldo - ha spiegato oggi (4 luglio), in conferenza stampa, il dottor Alberto Zucchi, responsabile del Servizio epidemiologico di Ats Bergamo -. In un paio di giornate, con temperature molto alte, si è osservato un lieve aumento, ma non parliamo di un dato allarmante o costante».
Intanto, anche qui si comincia a parlare delle limitazioni ai lavori all’aperto nelle ore più calde, misura già introdotta a livello regionale. Ma, al di là delle ordinanze, i consigli per prevenire i colpi di calore restano validi per tutti, soprattutto per i soggetti più fragili. «Anche se in Bergamasca non registriamo un’emergenza, la prudenza non è mai troppa», ha aggiunto il medico.
Caldo sì, allarme no
Ma se l’emergenza non è ancora scoppiata, meglio non abbassare la guardia. «Il vero rischio non è solo la temperatura massima, che diventa preoccupante sopra i 35 gradi - ha spiegato Zucchi -, ma anche quella che si mantiene costantemente alta per più giorni consecutivi, oltre i 26-28 gradi. Anche senza picchi estremi può avere effetti importanti, soprattutto su soggetti fragili».
Il riferimento è chiaro: anziani over 80, bambini molto piccoli, pazienti cronici, persone con disagio sociale o in difficoltà economica. «Gli anziani spesso non avvertono il senso di sete, e chi vive in solitudine o con pochi mezzi non sempre riesce a proteggersi adeguatamente. In questi casi, è essenziale l’attivazione di reti di aiuto: dal buon vicinato ai servizi comunali, ogni piccolo gesto può fare la differenza». Ma non è solo il corpo a risentirne: «Il caldo estremo può peggiorare anche condizioni neurologiche, psichiatriche o psicologiche già esistenti, rendendo più fragili le persone che già vivono situazioni complesse», ha sottolineato il medico.
I consigli che fanno la differenza
In attesa che l’anticiclone allenti la presa nei prossimi giorni, è il momento di ricordare alcune buone abitudini da seguire. Il vademecum di Ats è semplice e sempre valido: evitare di uscire tra le 11 e le 18, bere molta acqua anche senza sete, indossare abiti leggeri e chiari, restare in ambienti freschi e ben ventilati. E soprattutto, non lasciare mai persone fragili, bambini o animali in auto.
«Sono raccomandazioni che possono sembrare banali, ma hanno un impatto reale - ha concluso Zucchi -. Negli ultimi anni si è fatta strada una maggiore consapevolezza, sia tra i cittadini sia nei luoghi di lavoro. Le persone sono più preparate e anche le strutture si sono organizzate meglio. Tuttavia, l’attenzione va mantenuta alta. Solo così possiamo evitare che il caldo diventi un rischio concreto».