Via Gleno

Guardie e detenuti del carcere di Bergamo abbandonati a loro stessi: la politica non c'è

Sovraffollamento e carenza di personale. La presenza di tanti stranieri e “giovani adulti” rende difficilissimo il lavoro e la rieducazione, con un alto tasso di recidiva

Guardie e detenuti del carcere di Bergamo abbandonati a loro stessi: la politica non c'è
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di Wainer Preda

Oltre seicento detenuti, di 44 etnie diverse. Basterebbero questi due numeri a spiegare la situazione oltremodo complessa del carcere di Bergamo.

Il record, purtroppo negativo, è stato toccato nel weekend del 22-23 marzo: quota 606. Non era mai accaduto nella casa circondariale di via Gleno, che ha la capienza di circa la metà (319 posti in tutto). Il che aumenta a dismisura le difficoltà di convivenza fra i carcerati e complica il lavoro di chi è deputato alla loro custodia e rieducazione. Lo ha detto chiaramente il comandante della Polizia penitenziaria Daniele Alborghetti, mercoledì 26 marzo, durante il suo intervento per il 208° anniversario del Corpo: «Operare in queste condizioni è davvero difficilissimo».

Il problema del sovraffollamento delle carceri non è solo bergamasco. Sono sessantamila i detenuti in Italia, 190 le case circondariali, a fronte di circa 40 mila agenti di Polizia penitenziaria. Ma da noi c’è anche un altro dato allarmante, relativamente nuovo: la composizione della popolazione carceraria. Una netta preponderanza di detenuti stranieri, per lo più “giovani adulti”.

«Sono maggiorenni per l’anagrafe, ma adolescenti per mentalità ed emozioni» ha detto la direttrice del carcere Antonina D’Onofrio. Ovvero, in quella fascia d’età, dai 19 ai 25 anni, dove non si è più ragazzi ma allo stesso tempo non si è nemmeno uomini. Il che significa che la privazione di libertà, per loro, oltre a essere inconcepibile provoca reazioni di rabbia, ribellione. O al contrario di depressione profonda fino a situazioni estreme. Se poi aggiungiamo che buona parte dei carcerati ha dipendenze da droghe e problemi di natura psichica o psichiatrica, si può facilmente immaginare che antro infernale possa diventare un carcere.

«La presenza di tanti giovani detenuti è motivo di grande sofferenza - ha detto la direttrice D’Onofrio -, il metro del fallimento della nostra società (...)

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Commenti
Silvia Casanova

Concordo anche se le carceri non dovrebbero proprio esistere dovremmo tutti comportarci bene ma purtroppo non e'cosi... Nulla contro alberi o altre bellezze ma i soldi andrebbero spesi x beni primari come e soprattutto la salute invece oggi bisogna fare tutto in privato altrimenti ciao ciao vita

Matteo

Miliardi di euro buttati nel cesso per opere varie, eventuali, assurde, improbabili, improponibili finanziate con il PNRR e non un euro speso per costruire nuove carceri. Come se tenere in galera i delinquenti e garantire la sicurezza non fosse un investimento di primario interesse.

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