Cura degli animali

Guardie zoofile, Legambiente fa un bilancio del 2023. In Bergamasca 200 ore di lavoro e quasi 100 casi

L'attività in collaborazione con polizia locale e Ats: dai consigli ai proprietari degli animali agli interventi per episodi gravi

Guardie zoofile, Legambiente fa un bilancio del 2023. In Bergamasca 200 ore di lavoro e quasi 100 casi
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Legambiente Bergamo fa un bilancio dell'attività delle sue guardie zoofile del Servizio di vigilanza ambientale, cinque in tutto, impegnate sul territorio per verificare eventuali situazioni di disagio animale o irregolarità rispetto alle norme.

L'anno scorso sono state 26 le uscite ufficiali, una media di una ogni due settimane, che corrispondono a circa duecento ore sul campo. In più, il lavoro di raccolta e verifica dei dati, i sopralluoghi non formali, le ore di studio, il lavoro di relazione con le forze di polizia locale ed Ats. Una quarantina i comuni della Bergamasca toccati, poco meno di un centinaio gli animali di cui ci si è interessati.

L'attività delle guardie

«Le informazioni arrivano dalla lettura dei verbali, prodotti durante l’anno dalle guardie volontarie, che seguono un corso di formazione e ricevono la qualifica di Polizia giudiziaria, tramite decreto emesso dalla Prefettura» hanno spiegato i responsabili di Legambiente. Le attività partono dalle numerose segnalazioni che arrivano alla casella di posta guardiezoofile@legambientebergamo.it, con una successiva raccolta d'informazioni e il coinvolgimento della polizia locale, con dei sopralluoghi informali per verificare la situazione senza essere troppo invasivi.

Quando necessario, c'è la visita dal segnalato e il tentativo di costruire un dialogo – non sempre semplice – per cercare di far capire l’esistenza di eventuali situazioni di disagio dell’animale o di violazione vera e propria della normativa regionale e nazionale di riferimento. «Nella maggior parte dei casi - hanno continuato -, quando si suona il campanello per “ficcare il naso”, non si viene accolti con la tazzina di caffè: spesso il proprietario degli animali si mostra contrariato e restio a collaborare, quando è di buon umore. A volte è scontroso e chiede chi ha fatto la segnalazione, anziché preoccuparsi dell’illecito che sta commettendo».

Le modalità d'intervento

A volte, banalmente, le persone non sono a conoscenza della normativa e non sanno come risolvere la situazione: in questo caso le Guardie danno consigli, ad esempio su come e dove realizzare il recinto, come fissare la rete, come mettere i pali, il materiale per la tettoia eccetera. Trascorsi i giorni stabiliti per le migliorie, si ritorna per verificare il rispetto delle prescrizioni ma, nella maggior parte dei casi, è il proprietario stesso che invia materiale fotografico dei lavori svolti. In questi casi, oltre la metà delle volte, le guardie chiudono il fascicolo.

«Vi sono poi situazioni tali, fortunatamente minoritarie, da dover ricorrere a procedimento penale: cani detenuti in pessime condizioni di isolamento, minuscoli recinti o gabbie, senza cuccia, con temperature vicine allo zero in inverno o in pieno sole d’estate - hanno raccontato -. Ma anche costretti a stazionare sulle proprie feci, senza cibo per giorni, privati totalmente della libertà, a volte avviene addirittura il sequestro di collari elettrici». Quando accade, le guardie si appoggiano a consulenti esterni, per muoversi con la massima cautela e nel pieno rispetto delle normative.

«Succede che venga segnalata anche la cattiva detenzione o gestione di altri animali come cavalli, asini o animali selvatici: in questo caso, ci si adopera per approfondire la situazione, per poi coinvolgere gli organi competenti».

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