Il 2021 in chiaroscuro dell'aeroporto di Orio, che attende ancora i soldi dallo Stato
Il presidente Sanga e il direttore Bellingardi hanno tracciato un bilancio, illustrato gli investimenti del 2022 e tirato le orecchie alle Istituzioni
di Andrea Rossetti
La mattina di oggi, martedì 21 dicembre, i vertici di Sacbo, società gestrice dell'aeroporto di Orio, hanno incontrato i media per un bilancio dell'anno che si sta per chiudere. Il presidente Giovanni Sanga e il direttore generale Emilio Bellingardi hanno raccontato di un 2021 in chiaroscuro e di un 2022 su cui pendono molte incertezze ma sul quale lo scalo orobico ha comunque deciso di investire.
2021, novembre mese da record
«Abbiamo vissuto dodici mesi molto complicati - ha esordito Sanga -. I primi, in particolare, sono stati davvero difficili, con la nostra operatività scesa addirittura del novanta per cento. Ma appena c'è la possibilità, questo aeroporto ha dimostrato di essere in grado di tornare su alti livelli. Da luglio a novembre abbiamo avuto tra gli 850 e i 950 mila passeggeri al mese, quasi quanti nel 2019. Il novembre 2021 è stato uno dei più positivi della nostra storia, in termini di numeri. Tant'è che siamo tornati a essere il terzo scalo nazionale e siamo l'aeroporto che, in Italia, ha il tasso di ripresa migliore se si esclude Torino, diventato da poco una nuova base Ryanair».
Nel 2022 investimenti per 50 milioni
Se del passato è facile parlare, decisamente più complicato è però parlare del futuro: «Ovviamente, per il 2022 siamo in balia degli eventi - ha continuato il presidente -. La cosa più importante che abbiamo imparato è che i mesi più difficili vanno gestiti, il resto vien da sé. Di certo, proprio come quest'anno, anche l'anno prossimo non fermeremo gli investimenti: si parla di circa cinquanta milioni per il 2022. Completeremo l'area cargo, punteremo sugli interventi di manutenzione e prenderanno il via i lavori per il tunnel che collegherà l'aerostazione con la stazione ferroviaria, un'opera fondamentale su cui anche Rfi investirà molto».
Insomma, Sacbo non arretra. Anzi, rilancia. E lo fa, sottolineano sia Sanga che Bellingardi, pur non avendo ricevuto ancora un euro dallo Stato. «Sono stati aiutati tutti - sottolinea Sanga -, il nostro settore no». «È un paradosso», ha rimarcato il direttore generale. Il Governo, in realtà, ha finora stanziato circa 800 milioni di euro per il settore aeroportuale, ma i fondi non sono ancora stati sbloccati. «Solo per la prima fase della pandemia, ci dovrebbero arrivare circa venti milioni tra Roma e Regione - spiega Sanga -. Fortunatamente, la nostra è un'azienda sana. Ma è ovvio che quei ristori sono importanti».
«Attendiamo ancora aiuti dallo Stato»
Bellingardi è meno "democratico": «L'economia è ripartita alla grande, ci sono settori che stanno volando e hanno ricevuto aiuti, il nostro invece niente. È strano, no? Anche perché noi siamo soltanto l'apice di un settore molto più ampio che riguardo tutto il mondo legato al turismo. Un settore che si è costruito, qui a Bergamo, soprattutto dopo la crisi del 2008, che stava andando molto bene e che ora è stato dimenticato. Bisogna pensarci. Ogni tanto non capisco il clima "negativo" contro di noi, sinceramente. Anche sul discorso ambientale: sottolineo che solo il due per cento delle emissioni sono a noi legate. Ora che è arrivata l'alta velocità tra Milano e Parigi, la ferrovia è vista come la soluzione definitiva, ma non è così: noi colleghiamo al mondo con una pista, per fare le ferrovie servono chilometri e chilometri di terra. Ben vengano tutti i collegamenti, ma la narrazione non può essere sempre e solo a senso unico».
L'addio di Dhl? Un rimpianto
Rispondendo alle domande dei giornalisti, poi, Sanga e Bellingardi hanno toccato anche altri temi interessanti. Uno riguarda l'addio di Dhl allo scalo orobico e la situazione finanziaria di Sacbo. «Se è un rimpianto aver perso Dhl? È una scelta che è stata fatta diverso tempo fa - ha detto Sanga -. A livello personale, mi dispiace. Eravamo nei primi tre scali italiani per il traffico merci, ora invece... Però bisogna guardare avanti. Credo che però sia un rimpianto anche per il territorio, non soltanto per noi. A livello finanziario, come detto l'azienda sta bene per fortuna. Grazie alle riserve possiamo coprire le perdite: nel 2020, com'è noto, sono state attorno ai venti milioni, quest'anno siamo ancora in perdita ma penso per una cifra dimezzata. Grazie ai soci che hanno rifiutato la distribuzione dei dividendi del 2019, inoltre, ci siamo autofinanziati per 14 milioni, una cifra importante».
«Coi nuovi aerei problema del rumore molto migliorato»
Un secondo tema, che non invecchia mai quando si parla di Orio, riguarda lo sviluppo dello scalo e il rapporto con il "vicinato", storicamente fatto di proteste e tensioni. «Per ora le novità sono poche - hanno sottolineato all'unisono Sanga e Bellingardi -. Il nostro Piano di sviluppo, che è noto, è in via di valutazione, vedremo. Il tema, però, non è tanto legato al numero di voli o di passeggeri, bensì alle ricadute che questi numeri hanno sul territorio. In tal senso, il rinnovamento della flotta delle compagnie aeree non si può non valutare. Quella di Ryanair, la principale nel nostro scalo, è già stata ampiamente rinnovata e nel giro di un anno, un anno e mezzo, lo sarà totalmente. I dati dei nuovi velivoli li presenteremo a breve, ma è provato che si parla di un abbattimento del rumore del quaranta per cento e dell'uso del carburante del venti per cento. Vi assicuro che è una cosa di cui ce ne si rende conto in modo tangibile».
«Si tratta di una prospettiva nuova - ha poi aggiunto il presidente -, che va incontro alle esigenze della popolazione. Presto, inoltre, arriveranno nuovi bandi per gli interventi di mitigazione e compensazione ambientale: siamo l'unico scalo ad averli avviati a nostre spese. Insomma, sappiamo dell'esistenza della tematica, c'è ovunque, ma ci stiamo muovendo». Bellingardi ha poi aggiunto: «Come ho sempre detto, un aeroporto muore nel momento in cui decide di non crescere più. Questo tipo di azienda ha costi e prospettive tali che deve sempre pensare al miglioramento».
E su Montichiari...
Infine, non poteva mancare il capitolo legato alla possibile gestione condivisa dello scalo di Montichiari, che si lega proprio a un'ottica di ulteriore espansione dell'attività, seppur non nei confini orobici. «L'ho già detto e lo ripeto - ha risposto a precisa domanda Sanga -: noi siamo disponibilissimi a parlare. Il problema è che Brescia non ha il controllo di quello scalo. È Venezia che lo controlla. Quindi con Brescia possiamo parlare finché volete, ma non è Brescia a decidere. È un dato oggettivo, societario».