Cinema

Il Capitol e la polemica del film antiabortista: femministe e Bergamo Pride attaccano

La proiezione della pellicola americana "Unplanned – La storia vera di Abby Johnson", etichettata oltreoceano come “propaganda politica”, ha sollevato le proteste di "Non una di meno Bergamo" e Bergamo Pride.

Il Capitol e la polemica del film antiabortista: femministe e Bergamo Pride attaccano
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"Unplanned – La storia vera di Abby Johnson" è una pellicola che ha acceso parecchie polemiche oltreoceano, tanto da essere etichettata come "propaganda politica" da diversi quotidiani e commentatori. Realizzato nel 2019 e distribuito nelle sale statunitensi da uno studio cristiano evangelico, il film racconta di una ex direttrice di clinica in cui si praticano interruzioni di gravidanza, che diventa poi attivista antiabortista. Mike Lindell è stato il produttore esecutivo: un nome che a noi non dice nulla, ma che in America è noto per essere al centro del panorama politico dell'estrema destra, oltre che per la "fama" di complottista. Insomma: un film piuttosto controverso, con un background altrettanto ambiguo, che verrà trasmesso il prossimo venerdì 24 giugno anche nelle sale del Cinema Capitol di Bergamo.

La notizia non è stata accolta con favore dalle associazioni e dai collettivi bergamaschi. Tra i primi a mobilitarsi c'è "Non una di meno Bergamo", che ha inviato una lettera ai proprietari del cinema: «Perché?» si legge nella missiva, pubblicata sulla pagina Facebook dell'associazione. «Venerdì le tre sale del cinema saranno dedicate (noleggiate forse, o è una scelta di programmazione?) alla proiezione del film americano antiabortista. Si preannuncia anche la presenza della distributrice nazionale del film Federica Picchi, già nota per i trascorsi critici nei confronti del Green Pass, e di numerosi altri ospiti, facendo prevedere la possibilità di comizi antiabortisti alla fine delle proiezioni».

«Il film in sé è poca cosa – prosegue la lettera –. Diverse testate hanno descritto il film come “propaganda”. Che ci sia la libertà di programmare e proiettare qualunque film non è in discussione. Né ci interessa che il film non venga proiettato. Ci interessa invece avere una risposta alla domanda più ovvia: perché? Perché non si sapeva quale film si stava programmando? Improbabile. Perché chi ha noleggiato le sale non ha detto quale film avrebbe proiettato? Inquietante. Perché si ritiene che tutto possa essere proiettato, senza verifica di onestà intellettuale o di opportunità e correttezza, senza disclaimer e contestualizzazione, purché le sale vengano pagate? Questo film è una forma di disinformazione che fa male alle donne e ai loro diritti: la Legge 194/78 in Italia dice che l'aborto è legale; sposare la causa antiabortista dell’estrema destra con la proiezione di pseudo documentari, prodotti da una cultura che vuole minare violentemente i diritti delle donne, è tutto fuorché un’operazione culturale».

La risposta del Capitol: «consapevoli della parzialità del film»

Il Cinema Capitol ha successivamente risposto alla lettera, in merito alle motivazioni che li hanno spinti a mettere in programmazione il film. Come riportato da «Non una di meno Bergamo», i gestori hanno sottolineato che la Legge 194/78 è una «conquista di cui andare fieri. Acconsentire alla proiezione del film non vuole assolutamente andare contro questa fierezza». Riguardo alla proiezione – o meno – della pellicola, non si è trattata di una decisione “al buio”: i gestori del Capitol ne hanno discusso tra loro e hanno infine deciso di proiettarlo «consapevoli della sua parzialità, ma anche dell'importante denuncia riguardante il commercio dei feti».

Bergamo Pride

Anche Bergamo Pride ha chiarito la propria posizione in merito, esprimendo solidarietà al collettivo "Non una di meno Bergamo". «Bergamo Pride – si legge nella nota stampa – crede fermamente alla legge 194 e condanna la propaganda di qualsivoglia individuo, ente, istituzione o gruppo estremista che si adopera tramite azioni faziose e verbalmente aggressive nel rendere inapplicabile tale sacrosanta legge». «Consapevoli – prosegue – che anche il Cineteatro Gavazzeni di Seriate è gestito dalla medesima società, Bergamo Pride ha deciso di dissociarsi dalla messa in scena dello spettacolo "Rocky" previsto proprio al Gavazzeni il prossimo 24 giugno, rinuncia a ogni guadagno derivante dallo stesso e si dissocia in toto dal nome del teatro Gavazzeni e del Cinema Capitol».

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