in fase di Via

Il deputato di Avs Devis Dori sollecita i ministri a dire di no alla Bergamo-Treviglio

Nel documento mette a nudo i problemi finanziari, i costi, i danni ambientali e la contrarietà del territorio. Anche Europa Verde dice la sua

Il deputato di Avs Devis Dori sollecita i ministri a dire di no alla Bergamo-Treviglio
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Il deputato bergamasco di Avs Devis Dori batte ferro sul progetto dell'autostrada Bergamo-Treviglio, da poco inviato a Roma per la procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale), firmando un'interrogazione alla Camera, diretta nello specifico al ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e a quello delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

In questa definisce l'opera, un collegamento veloce su due corsie più una di emergenza per senso di marci in gran parte in trincea o galleria (77 per cento) per un totale di mezzo miliardo di spesa, come «costosa, impattante, priva di benefici per la mobilità locale, quindi dannosa».

I problemi finanziari

Il tracciato è ormai in fase avanzata ed è stato mostrato ai comuni interessati dal passaggio dell'opera in una recente riunione all'Ufficio territoriale regionale. Dori nella sua interrogazione fa riferimento a questo incontro, sottolineando: «è stato presentato il tracciato definitivo ma, a tutt'oggi, non si ha nessuna certezza della sostenibilità finanziaria dell'opera perché il Fondo Maquarie che, dovrebbe essere tra i principali finanziatori, sta vendendo tutti gli asset infrastrutturali europei e nordamericani alla giapponese Nomura».

Uno dei principali problemi sollevati sta proprio quindi nella fattibilità di un'opera tanto onerosa, il cui costo è ricordato sempre nel documento: «Sono circa 560 milioni di euro, 146 milioni provenienti da fondi pubblici, che potrebbero essere destinati a interventi di mobilità locale, trasporto pubblico e rigenerazione urbana, più coerenti con i bisogni espressi dai cittadini della Bassa Bergamasca e in linea con gli obbiettivi climatici europei fissati al 2030».

L'impatto ambientale

Ma non solo, ne sottolinea anche i danni ambientali: «Il tracciato attraversa territori agricoli fertili e impatterà almeno sessanta aziende agricole, sollevando forti preoccupazioni tra gli agricoltori locali. Un territorio depauperato di suolo agricolo e ambienti naturali diventa anche più vulnerabile agli effetti della crisi climatica, in quanto non più in grado di assorbire le precipitazioni sempre più intense e frequenti».

Parere negativo?

Fatte queste premesse, Dori chiede quindi «se i Ministri interrogati intendano esprimere parere negativo, in fase di valutazione di impatto ambientale, alla realizzazione dell'infrastruttura autostradale Treviglio-Dalmine, considerato l'impatto gravemente invasivo dell'opera sul territorio e sull'ambiente».

«Opposizione radicata e consapevole»

Su quanto scritto nell'interrogazione concordano anche i due portavoce di Europa Verde Bergamo, l'assessora al Verde di Bergamo Oriana Ruzzini e Giuseppe Canducci: «È un progetto superato, che sconta una pianificazione frammentata. Otto Comuni su dodici hanno espresso parere contrario. La manifestazioni a cui siamo stati presenti e le oltre diecimila firme raccolte negli anni dimostrano un'opposizione popolare radicata e consapevole. È chiaro che quest'opera non serve a migliorare la vita delle persone, che hanno invece bisogno di trasporto pubblico efficiente e valorizzazione dei territori. Lo studio commissionato da Autostrade spa, che certifica che la strada verrà percorsa nel primo anno solo da 18 mila veicoli, ci parla di un'opera che sarà sottoutilizzata proprio perché superata».

Serve un cambio di paradigma

Europa Verde e Avs chiedono quindi un cambio di paradigma: «Investiamo - continuano Canducci e Ruzzini - nell'ammodernamento delle attuali strade, nel trasporto pubblico, nella mobilità dolce e nella rigenerazione urbana. Smantelliamo il falso mito secondo cui ogni problema di traffico si risolve costruendo nuove strade. Nuove strade portano solo più inquinamento e più logistica, con conseguente consumo di suolo. Le risorse pubbliche devono rispondere ai bisogni reali dei cittadini e al rispetto dell'ambiente, oggi più che mai urgente con le ondate di calore e i picchi di ozono che interessano la pianura. Sollecitiamo la Regione anche a pianificare le infrastrutture prevedendo l'impatto idrogeologico delle stesse, soprattutto se in territori percorsi dai torrenti e da un fitto reticolo idrico minore».