Il dibattito sulle Zone 30: non basta mettere un cartello, bisogna ridisegnare le strade
Maurizio Vegini: il punto è fare in modo che la segnaletica sia coerente con le caratteristiche della strada, altrimenti ci si sente presi in giro
di Marta Belotti
Cosa hanno in comune le vie Broseta, Moroni, Paglia e Quarenghi con i quartieri di Longuelo, Loreto, San Paolo e Villaggio degli Sposi? E con Redona, Conca Fiorita e Grumello? Sono alcune delle zone - e non tutte - dove l’amministrazione di Bergamo ha già deciso di applicare il progetto “zone 30”.
Da quell’ordine del giorno che nel giugno 2020 ha impegnato il Comune a portare gran parte delle strade del capoluogo al limite di percorrenza di 30 km/h è passato del tempo e negli ultimi mesi la giunta ha spinto sull’acceleratore affinché a fine mandato il capoluogo arrivasse all’80 per cento di strade con questo limite. Il tutto, non senza polemiche. Anzi.
Il dibattito s’è ben presto acceso tra i cittadini, ma la questione è arrivata anche ai “piani alti” e ha visto il sindaco Giorgio Gori scambiarsi frecciatine con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Il primo cittadino ha rimarcato l’importanza di lasciare autonomia decisionale ai comuni in relazione a temi come le “zone 30” nel suo intervento all’incontro Più piano. Più sicuro tenutosi a Bolgna mercoledì 28 febbraio. Nella stessa occasione, ha sottolineato: «Noi le facciamo, perché i residenti ce le chiedono. Sono loro i primi a gradire interventi in questo senso».
I cartelli non bastano
Tra i cittadini c’è effettivamente chi sottolinea come tutte le grandi città europee abbiano zone 30 e anche alcuni centri della Bergamasca. Il problema «è fare delle cose serie, non come a Bergamo, dove l’unico intervento sono cartelli che non servono assolutamente a niente».
Questa critica risulta centrata, perché il rischio, effettivamente, è che si perda l’obiettivo: creare delle zone 30 non ha lo scopo singolo di porre dei limiti, bensì quello di ripensare la viabilità cittadina in un’ottica di maggiore sicurezza. E questo non può passare se non da un cambiamento anche strutturale, urbanistico.
Il paesaggista Maurizio Vegini, dello Studio Gpt, conosce a fondo l’argomento e proprio in questi mesi sta ultimando un intervento “zona 30” a Sorisole. Sul tema, però, in realtà ci lavora già da inizio 2000 (...)