Il durissimo atto d'accusa di 240 medici di famiglia: «Basta burocrazia, ridateci dignità»
«Svilita la nostra professionalità». Un documento con undici richieste contro Ats, Asst, Regione, Inps e Inail. Scavalcati Ordine e sindacati
di Andrea Rossetti
Il documento è stato diffuso il 25 gennaio attraverso canali informali. E forse anche per questo sui media ha trovato poco spazio. Ma il contenuto era tutt'altro che irrilevante: un gruppo di 240 medici di medicina generale della provincia ha detto basta, così non si può più andare avanti. Non solo sono sempre di meno (la carenza è ormai un problema che pare essersi cronicizzato), ma hanno anche sempre meno tempo da dedicare ai loro pazienti, sommersi come sono da incombenze burocratiche che, con la pandemia, sono diventate ingestibili. «Alcuni stimati colleghi hanno deciso di abbandonare - si legge nel documento -, moltissimi altri sono al limite delle proprie forze e stanno decidendo di lasciare».
Un atto di accusa
Più che un appello, i 240 medici (“guidati” dal Comitato Organizzatore dell’iniziativa composto da Marzia Bronzoni, medico a Seriate; Tullia Mastropietro, medico in Val Brembana; Angela Milesi, medico a Bergamo; Paola Nardis, medico nell’Alto Sebino; Manuela Timpano, medico a Bergamo; Davide Riva, medico a Treviolo) hanno firmato un vero e proprio atto di accusa verso le Istituzioni: «In questi due anni, ma in verità anche in periodo pre-pandemico, abbiamo visto la nostra dignità professionale venire svilita da compiti meramente burocratici e amministrativi, siamo stati allontanati sempre più dalla nostra funzione clinica primaria e spesso utilizzati alla stregua di “parafulmini” a copertura di evidenti disfunzioni del sistema. Siamo tuttora l’unico vero riferimento di cittadini sempre più smarriti in un sistema confuso e iper-informatizzato, dove gli ultimi e i fragili hanno solo noi come punto di riferimento».
Non solo. Nel documento i principali problemi - di oggi almeno, che non sono gli unici ma i più rilevanti - vengono riassunti in undici punti, che sono a loro volta una richiesta e, allo stesso tempo, un’accusa alle Istituzioni, ree di aver scaricato sempre più responsabilità su di loro. Ce n’è per tutti: per Ats, che davanti a ogni possibile problema relativo a quarantene, Green Pass e tamponi invita gli assistiti a contattare i rispettivi medici curanti e la quale non ha alcuna linea telefonica dedicata per i medici («Contattare Ats è impossibile, non solo per i pazienti ma anche per noi»); per i Pronto Soccorso delle Asst, che spesso “dimenticano” le impegnative per gli esami suggeriti o le prescrizioni di malattia o infortunio; per l’Inail, che non ha ancora ripreso la propria usuale attività di apertura al pubblico rinviando così ogni problema ai medici curanti («Riteniamo questa un’omissione di atti d’ufficio e chiediamo un recapito per segnalare le inadempienze che ogni giorno ci troviamo a gestire»); per l’Inps e l’assurda gestione delle certificazioni di malattia legate al Covid; per Regione, percepita come distante e poco ricettiva rispetto alle richieste avanzate dalla categoria.
I risultati dell’incontro con Ats
I 240 medici hanno quindi chiesto alle Istituzioni, in primis ad Ats, un confronto per affrontare tutte queste problematiche e provare a trovare una strada condivisa. Una richiesta che è stata accolta: il 26 gennaio, in via Gallicciolli, si è tenuto un incontro tra i sei dottori a capo di questo gruppo di “ribelli” e il direttore generale e quello sanitario di Ats, cioè Massimo Giupponi e Michele Sofia. Entrambe le parti hanno definito positivo l’esito del confronto, con Giupponi che ha promesso un’immediata attivazione da parte di Ats per risolvere quantomeno le tematiche di sua diretta competenza. (...)