La ritirata di Gori

Il flop del mercato in via Spino. Gli ambulanti: «Il modello è quello del sabato allo stadio»

Il centrodestra: «Abbiamo creato un mercato per i ricchi e uno per gli immigrati». Gli ambulanti: «Il modello è quello del Monterosso»

Il flop del mercato in via Spino. Gli ambulanti: «Il modello è quello del sabato allo stadio»
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di Wainer Preda

Dici Malpensata e pensi al piazzale. Dici Sentierone e ti viene in mente il centro città. Dici via Spino e boh: per la maggior parte dei cittadini è blackout. Zona ignota. Sta tutto qui il problema del mercato del lunedì mattina. Quello che il Comune ha deciso di trasferire nella zona a sud di Bergamo affacciata sullo svincolo dell’autostrada. Via Spino non è lontanissima dalla vecchia sede della Malpensata. Ma è una distanza che pesa come un macigno sulle attività degli esercenti. Perché pochi bergamaschi saprebbero indicare quella via sulla cartina. E ancor meno sembrano quelli disposti a raggiungerla. Risultato: nel giro di poco tempo diverse attività ambulanti, soprattutto italiane, hanno chiuso baracca e burattini. Pochi clienti, incassi insufficienti: equazione spietata.

Le associazioni di categoria l’avevano detto. Erano contrarie allo spostamento dalla Malpensata. Poi hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco, cercando di salvare il salvabile. Certo è che il “trasloco” è stato un travaglio. Dei 240 banchi che erano allora presenti in Malpensata, 20 sono finiti male commercialmente. Un’altra ventina di concessioni sono state “rottamate”. I restanti duecento sono stati destinati in via Spino. Solo che qui gli spazi, nonostante i calcoli del Comune, erano limitati. Tutto non ci stava, considerando anche le vie d’accesso per la sicurezza. Ecco dunque lo spezzettamento in due tronconi. Centosessantacinque banchi sono andati laggiù, mentre gli altri si sono stabiliti in piazzale Alpini. Solo che poi il piazzale è stato dato in concessione per tre anni a una società privata, che organizza concerti ed eventi. E dunque, nuovo trasferimento del mercato. Stavolta da piazzale Alpini al Sentierone. Un anno fa.

Fatto sta che il lunedì Bergamo ha due mercati. Uno in centro città con un numero di banchi limitato. E un secondo, in periferia, più grande. Ma anche più difficile da raggiungere, spiegano gli ambulanti: «Perché in via Spino doveva esserci il sottopassaggio e non c’è. Perché la navetta è stata sospesa per il Covid, perché la linea mercato è stata gratis per qualche settimana e ora è diventata a pagamento. È un’area scomoda. Non abbiamo la bacchetta magica per migliorarla. Stiamo solo tenendo duro. Se poi ci mettiamo che fra poco qui faranno i lavori per la nuova rotatoria dell’autostrada...».

Rispetto alla Malpensata molto è cambiato. I clienti italiani, rilevano gli esercenti, sono diminuiti. Delle tre bancarelle che vendevano polli arrosto, ne è rimasta una. Gli alimentari, che erano in mano agli italiani, se ne stanno andando: non c’è resa commerciale. Il mercato di via Spino è frequentato soprattutto da immigrati. Molte donne, tante giovani. Prediligono le bancarelle dell’usato, tutte gestite da persone che vengono da luoghi lontani, specie del Nord Africa. Qui trovi buone occasioni e prezzi bassi, bassissimi. Dai venti euro in giù, per abiti usati. Con tre-cinque euro porti a casa qualcosa di decente. Le ragazze di colore affollano le bancarelle. Guardano gonne e pantaloni, confrontano vestaglie, foulard e camicette. Commentano fra loro. Ridono. Il mercato è un momento di festa. È economia, ma anche funzione sociale. Via Spino si sta caratterizzando come un servizio per i residenti stranieri in città e limitrofi. (...)

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