«Il grido di tutte coloro che non hanno più voce»: in migliaia alla fiaccolata contro la violenza sulle donne
Foto e video del lunghissimo corteo in centro a Bergamo partito dopo le 18 da piazzale Marconi e arrivato in Piazza Pontida, tra cori e speranza
di Andrea Rossetti
Un coro costante, ritmato, che ha accompagnato tutto il corteo per i circa venti minuti di cammino che separano piazzale Marconi da Piazza Pontida, passando per Porta Nuova, passaggio Zeduri e via Venti Settembre: «Siamo il grido, altissimo e feroce, di tutte quelle donne che più non hanno voce». Ripetuto una, due, dieci, cento volte. Per Giulia, per tutte.
Migliaia i presenti
Si è svolta nel tardo pomeriggio di oggi, venerdì 24 novembre, in centro a Bergamo la fiaccolata indetta (e organizzata senza alcun "cappello" di sigle, movimenti o partiti) per dire basta alla violenza sulle donne e in memoria di Giulia Cecchettin e di tutte le donne vittime di femminicidio. Almeno un migliaio le persone presenti nel piazzale della stazione alle 18, a cui però se ne sono ben presto aggiunte tantissime altre nell'incedere del corteo, arrivando prima a 2.500 e poi addirittura a oltre 3.000 persone (secondo le stime della Questura). Secondo gli organizzatori, invece, si è arrivati a 5.000 presenze.
Il percorso del corteo:
Gori, la Giunta e l'assenza del centrodestra
In prima fila, a reggere lo striscione che apriva il serpentone di persone, l'assessora (tra le altre cose) alle Pari opportunità, Marzia Marchesi. Al suo fianco, l'ex parlamentare e candidata sindaco del centrosinistra, Elena Carnevali; la consigliera comunale e del Consiglio delle Donne, Romina Russo; il presidente del Consiglio comunale, Ferruccio Rota. Poco dietro, diversi esponenti della Giunta comunale: Sergio Gandi, Francesco Valesini, Marcella Messina, Marco Brembilla, Loredana Poli, Nadia Ghisalberti (quelli che abbiamo visto). E, ovviamente, il sindaco Giorgio Gori.
Proprio il primo cittadino, ieri, aveva lanciato un appello a «tutti i maschi della città» affinché prendessero parte alla fiaccolata. Ed effettivamente erano tantissimi anche gli uomini presenti, molti giovani (ma non solo). Dall'altro lato, non è passata inosservata la praticamente totale assenza di esponenti del centrodestra cittadino, tranne l'azzurra Alessandra Gallone.
Un serpentone di persone
Come detto, il corteo si è sviluppato da piazzale Marconi ai Propilei, per poi virare in via Tiraboschi e passaggio Zeduri, percorrere tutta via Venti e arrivare in piazza Pontida. Tale era il numero di partecipanti, però, che la piazza non è riuscita ad accogliere tutti. Praticamente, l'intero cuore pedonale di Bergamo è stato invaso da persone desiderose di esprimere la propria indignazione e rabbia, ma anche speranza per un futuro migliore.
Parto con un dato certo. Da quando e nato il codice rosso i femminicidi sono aumentati. Purtroppo credo che non ci siano cortei che possano far cambiare idea ad una persona che in quel momento decide una cosa atroce come quella di ammazzare una persona, nel caso specifico una donna. Ci sono persone violente che la violenza la manifestano platealmente, commettendo reati più o meno gravi, arrivando anche ad uccidere, ci sono persone che non manifestano alcun segno di violenza e che purtroppo, in un momento particolare della loro vita diventano dei criminali assassini. A cosa serve un corteo? Quante persone presenti un domani possono cadere in una depressione, anche per amore che non manifesta pubblicamente e se la tine dentro, per poi sfogarla nel momento che ritiene opportuno. Arrivando anche ad un crimine più o meno grave. Fino a quel momento nessun segno particolare, un ragazzo tranquillo, a scuola con gli amici, in pubblico, capace di partecipare anche a cortei e manifestazioni contro ogni tipo di violenza. Ritengo giusti gli interventi nelle scuole. ma questi interventi non devono essere improntati solo ed esclusivamente sul sesso e tutto quello che vi ruota intorno. Deve esserci un insegnamento totale, alla buona educazione. Al comportamento da tenere quando si è in mezzo alla gente, come il non buttare le carte interra, non circolare con monopattini e biciclette nelle aree pedonali, al comportamento da tenere quando si viaggia sui mezzi pubblici, come il cedere il posto agli anziani, non tenere i piedi sui sedili, non gridare e non usare telefonini con musica alta, ecc ecc. Insomma, una serie di misure educative che porti al rispetto di tutto e di tutti. A tutte queste buone proposte c'è però la dolente nota delle famiglie. Perché se la scuola insegna, nella maggior parte delle famiglie l'educazione diventa un optional e ai ragazzi viene permesso di tutto. Se poi, questi ragazzi vedono genitori che tra loro ci sono divergenze o continui dissapori, diventa difficile che mettano in atto ciò che la scuola insegna. Ed è proprio in questi contesti che spesso, ma non sempre, il ragazzo si fa idee proprie e talvolta anche pericolose. Molti riescono a tenerle dentro, nessuna manifestazione con gli altri ma, che può scoppiare in tragedia in un momento di forte sconforto. A mio modesto parere è impossibile fermare questi eventi tragici. Purtroppo basta poco, anche per una persona all'apparenza tranquilla e posata, far scattare quella molla che lo porti a commettere qualcosa di grave. Lo si vede in tutte le realtà non solo nei femminicidi.