Da un hub di provincia

Il medico: «Vengono controvoglia a vaccinarsi e fanno tutti "i professorini". Che rottura!»

«Quando gli chiedi dove hanno preso le informazioni, la formula chiave è: “Ho sentito...”. Si fidano della televisione e degli sms»

Il medico: «Vengono controvoglia a vaccinarsi e fanno tutti "i professorini". Che rottura!»
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di Luigi de Martino

Al termine dell'ennesima giornata trascorsa in uno degli hub della Bergamasca per vaccinare le persone, abbiamo raccolto lo sfogo di un medico. Per ragioni di riservatezza ne omettiamo il nome.

Dottore, è finita un’altra giornata di vaccinazioni e la vedo un po’ esasperato, che cosa c’è?

«C’è quella che noi chiamiamo “infodemia”».

Ossia?

«Un’epidemia di informazioni, anche sbagliate. La gente non ha più fiducia nella medicina e in ciò che viene proposto e tutti ne sanno di più. A me, medico da quasi quarant’anni, tutti questi “professorini” hanno rotto le scatole».

Si spieghi.

«L’autonomia portata all’estremo fa sì che nei centri vaccinali decidano i pazienti se l’iniezione la devi fare sul braccio destro o sul braccio sinistro e quando farla. Ci sono persone che dicono: “Tutta la mia famiglia ha fatto il vaccino Moderna e allora voglio il Moderna anch’io”. Gli spieghi che Pfizer è la stessa cosa, ma non c’è verso. E quando gli chiedi dove hanno preso le informazioni, la formula chiave è: “Ho sentito”».

Hanno sentito.

«Chi hanno sentito? Un’amica, la televisione, il cugino che di mestiere fa l’idraulico, oppure quell’altro che l’ha letto sui giornali? Non c’è più fiducia nel medico che hai di fronte, roba da non credere. È un problema culturale grave. E il risultato è che prima di riuscire a fare un vaccino devi discutere un quarto d’ora».

Con quale esito?

«Alcuni rifiutano la somministrazione. Settimana scorsa uno voleva assolutamente il Pfizer, noi avevamo a disposizione il Moderna. Gli ho spiegato che praticamente sono simili, ma è stato tutto inutile. Ha fatto perdere talmente tanto di quel tempo a me, all’amministrativo, all’infermiera che alla fine gli ho detto: “Guardi, lei rifiuta, ma io scrivo sul referto che lo fa senza alcuna ragione. Così se va in altro hub sapranno in anticipo che fa perder tempo a un sacco di persone”».

Ma è sempre stato così?

«La cosa si è acuita nelle ultime settimane perché in questo periodo stanno arrivando tutti quelli che avevano un sacco di dubbi e si sono “convinti” a vaccinarsi per ottenere il Green Pass. Per cui, oltre alle dosi c’è un’impennata di discussioni, ragionamenti, chiacchiere inutili perché le obiezioni che ascolto sono quasi tutte irragionevoli».

E coi suoi pazienti no vax come va?

«Molti stanno ritornando con le orecchie basse. Io sono andato a recuperare uno per uno gli ultrasessantenni che non si erano ancora vaccinati. Poi ci sono gli irriducibili, quelli che dell’essere no vax ne fanno una questione di identità personale, la battaglia della loro vita. Tutti abbiamo bisogno di credere in qualcosa e loro credono in questo “ideale” senza del quale sarebbero dei depressi. Di fronte all’ideologia c’è poco di cui ragionare. Tuttavia, in un rapporto personale sono riuscito a farne ricredere molti, sedendomi e spiegando loro di che cosa veramente si tratta».

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