250 milioni

Se Fontana e Gallera perderanno, dovranno pagare di tasca propria i danni ai familiari delle vittime

UnipolSai e Generali hanno fatto sapere che non rispondono delle scelte politiche e che il rischio pandemia non era nel contratto

Se Fontana e Gallera perderanno, dovranno pagare di tasca propria i danni ai familiari delle vittime
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Aderiscono alla linea di difesa della Regione e quindi difendono Fontana e Gallera dalle accuse del gruppo dei familiari delle vittime del Covid, ma gli avvocati di Generali e UnipolSai, le due compagnie assicurative di Regione Lombardia, sostengono con fermezza che non saranno loro a dover pagare. La polizza in vigore dal 31 dicembre 2016 e suddivisa al 75 per cento in capo a Generali e al 25 per cento a UnipolSai, non può essere applicata agli eventuali danni provocati dalla pandemia. Pertanto, in caso di condanna, saranno Fontana, Gallera e i funzionari coinvolti a dover pagare di tasca propria una parte dei 250 milioni complessivamente richiesti.

Secondo Regione

È questa la notizia che Today.it riporta sul proprio sito. Una novità che non cambia la posizione dei circa familiari delle vittime che hanno deciso di portare avanti la causa, perché loro, in caso di condanna, verranno pagati, ma per l'attuale presidente di Regione e per l'assessore al Welfare sì. A far partire la causa contro le campagne assicurative è stata proprio Regione Lombardia. Secondo i tre legali della difesa, le assicurazioni avrebbero dovuto tenere indenne e manlevare la Regione, accettando l'eventuale condanna al pagamento delle somme eventualmente dovute dall'amministrazione ai familiari. Con piena liberazione, sia della Regione sia dei suoi rappresentanti, anche dal pagamento delle spese legali sostenute.

Secondo le assicurazioni

Tuttavia, gli avvocati delle due compagnie si ancorano al fatto che le attività e gli eventi contestati dai familiari delle vittime non sono coperti dalla garanzia e quindi il rischio, eventualmente derivante dalle condotte della Regione, non può essere trasferito alle assicurazioni. Proprio perché il sinistro denunciato non rientra tra quelli indennizzabili dalla polizza.

I familiari parlano di "scelte politiche errate", ma, -fanno notare gli avvocati di Generali e UnipolSai- gli atti politici non sono coperti dalla polizza stipulata e, secondo l'articolo 122 della Costituzione, i consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle proprie funzioni. E quindi, sempre secondo il punto di vista delle compagnie assicurative, i loro atti non possono determinare, nemmeno in astratto, una responsabilità civile della pubblica amministrazione. Né le scelte politiche, né gli atti di alta amministrazione sono quindi coperti dall'assicurazione, anche se il giudice li riterrà inadeguati in materia di tutela della salute e di sorveglianza sanitaria. Inoltre, non possono essere coperte dalla polizza le attività svolte dal governatore in rappresentanza del governo statale. E il principio si applica non solo alla Regione, ma anche per le presunte decisioni prese dai singoli enti ospedalieri.

Al di là della questione "scelte politiche", c'è un secondo nodo, quello della pandemia. L'ultima obiezione delle compagnie assicurative sta nel fatto che la polizza non prevedeva il rischio pandemia. Mercoledì 25 gennaio la battaglia legale tra familiari delle vittime, Presidenza del Consiglio, ministero della Salute e Regione Lombardia torna in aula con la prima udienza del 2023.

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